A proposito di User-generated revenue…



Di contenuti generati dagli utenti e di compenso per gli stessi se ne parlava un paio di giorni fa, da queste parti… molti sembrano però aver dimenticato che dopotutto il concetto di nuovo ha molto poco.

Di fatto, anzi, negli ultimi anni abbiamo visto un passo indietro in questo ambito.

Anni fa c’erano dei siti (da ricordare per esempio lo spagnolo Terra.es) che promettevano oltre allo spazio web gratuito per mettere su il proprio sito anche una piccola quota della pubblicità dai banner. Era un passo avanti rispetto a un Geocities che comunque era tra i primi a regalare spazio web su cui inseriva pubblicità.

A parte il fatto che su Terra c’era gente che utilizzava il tutto per costruire gallerie di immagini pornografiche o caricare altro materiale non consentito, la cosa purtroppo finì dopo qualche tempo, anche se l’idea iniziale non era affatto male.

Può far sorridere, ma due sono le “industrie” che hanno da tempo abbracciato il modello: la musica online e… (non a caso) il porno (!).

Due sono i siti musicali che per un periodo non brevissimo ebbero successo con qualcosa di simile… uno è stato IUMA.com, che nato prima della diffusione di massa di Internet (1993) era il decano dei siti musicali della rete. Ormai defunto da tempo, nel momento di massimo fulgore era arrivato a compensare gli artisti – che caricavano mp3 gratuiti – con una quota derivante dai banner visualizzati. Ma il problema era che questo dato si poteva facilmente falsare con programmini di navigazione che generavano centinaia di “impression” fasulle al giorno…

L’altro era Mp3.com con il programma “payback for playback”; in pratica, fette interessanti degli introiti pubblicitari (più di quanto pagasse IUMA) venivano concesse agli artisti più ascoltati e scaricati. Manco a dirlo, i playback fatti dall’artista stesso si sprecavano, ma il sistema era un pochino più solido perché c’erano grandi sponsor e un traffico “reale” enorme. Alcuni artisti ignoti ebbero la fortuna di incassare in breve tempo somme consistenti; il tutto probabilmente finì in parte per le grane legali del sito con la Universal (per altri motivi) ma in buona parte per il crollo della pubblicità in Internet alla fine della bolla speculativa.

Di recente inaugurazione invece il sito per adulti Watchme.com, che promette lauti pagamenti a chi fornisce materiale video autoprodotto, a livello amatoriale ma anche professionale. Le royalties per gli utenti non derivano dalla pubblicità, ma direttamente da una fetta degli abbonamenti degli spettatori paganti (!).

In questo tipo di “nicchia” esistono altri siti minori che tentano di sfruttare l’idea anche riguardo alle immagini formato jpeg, ma – oltre alla “particolarità” del materiale e alle problematiche anche legali connesse ai possibili contenuti dello stesso – il business model è funestato dalla quantità di immagini pirata prelevate da siti commerciali e caricate da utenti qualsiasi, nella speranza di incassare qualche soldino…

Pubblicato su: http://blog.mytech.it/2006/12/a-proposito-di-user-generated-revenue/