Bearshare: prova “su strada”



Vizi e virtù del programma peer to peer del momento. Tra colli di bottiglia e contraddizioni giuridiche, il nipotino di Gnutella ha ancora bisogno di crescere

Il primo impatto con Bearshare (che è dotato anche di un sito ufficiale in italiano) non è dei migliori: apparentemente un po’ più complicato di Napster quanto a interfaccia, tenta di connettersi ad alcuni host senza troppo successo per diversi minuti. Finalmente riusciamo a entrare e a vedere qualcosa di concreto. Anche se non sempre le ricerche danno frutti (non perché manchino i contenuti ma perché il sistema sembra paralizzarsi senza produrre risultati, come talvolta accadeva con Napster) ecco che ci troviamo davanti intere discografie di personaggi come i Beatles, ormai scomparsi da Napster.
Addirittura, qualcuno ha codificato in un unico file Mp3 un intero album dei Fab Four e si accinge a metterlo a disposizione, almeno per chi avrà la pazienza e la banda per scaricare quasi 70 Mbyte! Sembra esserci un po’ di tutto, dai classici del jazz alle sigle dei cartoni.
Già cercando titoli di canzoni e nomi di artisti, comunque, si nota la differenza con Napster: non siamo solo davanti a un sistema per la condivisione di file musicali; timidamente fanno capolino qua e là estensioni “strane” (.avi, .asf, .mpeg, .jpg) e nei nomi dei file altri termini familiari (uno su tutti: “DivX”). Proprio così: numerosissimi sembrano essere i film completi, con un “peso” variabile dai 600 ai 900 MByte; non mancano neppure episodi di serial e programmi televisivi, da Cowboy Bebop a Star Trek.
Di sicuro ogni tanto conviene fare un “clear” ossia cancellare la lista dei risultati, perché a differenza di Napster la lista di file precedentemente ottenuta resta in linea e quindi dopo un po’ è facile che ci si ritrovi con un lunghissimo listone nel quale ci si incomincia a perdere.
Inoltre, dando uno sguardo ai client usati dalle persone con cui stiamo scambiando suoni e immagini, notiamo che la maggior parte usa Bearshare 2.2.6 o 2.2.5 (solo qualcuno è rimasto alle versioni 2.2.3 o 2.2.4) ma che sono presenti anche diversi utenti di Limewire.
C’è da dire che in oltre un’ora di collegamento, con connessione Isdn, siamo riusciti a scaricare solo qualche file di testo, un Mp3 e un piccolo filmato. Quest’ultimo non era funzionante, mentre l’Mp3 sembrava curiosamente contenere un brano musica classica ben diverso dal pezzo di Charlie Parker il cui titolo era associato al file.
Quanto ai file testuali, il primo era un avviso (tutto da verificare) su un probabile spyware inserito all’interno di Bearshare; il secondo un invito a connettersi a un determinato sito Web per scaricare programmi pirata.
Dei contenuti pornografici o presunti tali abbiamo già detto.

Il client è prodotto da Free Peers ed è stato creato da Vincent Falco, che – interrogato sulle eventuali misure prese per impedire la circolazione di materiale protetto da copyright – ha così risposto: «Certo, noi rispettiamo i diritti degli autori e degli artisti. Sfortunatamente, però, non abbiamo alcun controllo sui contenuti immessi nella rete. Il nostro prodotto, come tutti gli altri programmi che utilizzano il network Gnutella, non fa uso dei nostri server (a differenza di ciò che fa Napster). Quindi sarebbe difficile, se non impossibile, per noi filtrare i contenuti della rete. Gnutella non riguarda la musica ma tutti i tipi di file. Pensate a Bearshare come a un Web server potenziato. Ogni utente può gestire il proprio Web server. La responsabilità per i contenuti presenti su questi Web server è dell’utente – noi forniamo solo il software». Falco nega qualsiasi interesse a ottenere licenze per i contenuti del network: «Non ospitiamo alcun contenuti né possediamo alcun server centrale che agisce da contenitore per i dati. Ci sono comunque diversi programmi per monitorare il network Gnutella anche se la loro funzionalità in un certo senso è limitata». Poi ci consiglia il sito di Media Enforcer, produttore dell’omonimo software e di Songbird, di cui abbiamo già parlato tempo addietro. Ed è lui stesso ad aggiungere «Non è la miglior soluzione, ma è l’unica che conosco, al momento».
In questo quadro sembra paradossale che nella licenza d’uso di Bearshare siano contenute diciture di copyright restrittive che non permettono la distribuzione di copie del programma agli utenti. Come dire: io non rispetto il vostro copyright ma guai se toccate il mio.
Un’assurdità simile si è vista in precedenza solo quando Napster (principe dei software per la distribuzione di musica pirata) si era scagliato contro gli Offspring che avevano osato rifarsi dei presunti danni subiti a causa del file sharing vendendo cappellini e magliette con loghi Napster non autorizzati.

Pubblicato su: http://mytech.it/flash/2001/08/06/bearshare-prova-su-strada/