Dai primi flop della radio alle dotcom: la storia talvolta si ripete e insegna



Una grande invenzione, ma non si fanno i soldi. Così venne giudicato dopo l’iniziale euforia la radio. Ma presto, passate le bolle speculative, tutti dovettero ricredersi. Come la new economy?

È curioso, nel 2001, andare a spulciare gli annali della storia della radio e scoprire come nelle prime decadi del XX secolo molti tentarono senza successo l’avventura della radio commerciale, fondando società che avrebbero dovuto sfruttare in vari modi il nuovo mezzo di comunicazione, quotandole addirittura in borsa dove il valore delle azioni si gonfiava all’inverosimile grazie alla novità del mezzo, salvo poi clamorosi flop nel momento in cui i grandi profitti preannunciati non riuscivano a concretizzarsi. La diffusione di massa della radio non fu immediata e secondo alcuni andò molto meglio al telefono quanto a rapidità e capillarità di diffusione. Fu anche questo fattore a far pensare che – come il telefono – la radio sarebbe stata un successo anche economico nel giro di poco tempo.

   
Il boom e il successivo afflosciarsi di molte iniziative della cosiddetta “new economy” dei nostri giorni sembrano in un certo senso essere una fedele replica di quanto accaduto a quei tempi.
Nel corso del novecento, comunque, la radio arriva agli utilizzi per la quale era stata pensata, e ad altri ancora: da strumento per la comunicazione marittima passa ad essere nuovo “focolare” casalingo, a trasmettere musica (e in seguito “radiodrammi” e programmi di ogni genere), ad informare, a proclamare solennemente l’ascesa al trono o la morte di un sovrano, a scandire drammaticamente la vita con dichiarazioni di guerra e annunci di armistizi, ma anche a comunicare la vittoria della squadra nazionale ai campionati mondiali di calcio.

   
Nomi leggendari si affermano: impossibile non citare quelli del colosso Rca (Radio Corporation of America, attiva negli Stati Uniti sin dal 1919), di stazioni come Cbs e Nbc, della leggendaria Bbc inglese, costituita nel 1922, e della nostrana Uri (Unione Radiofonica Italiana), poi Eiar (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), l’antesignana della Rai.

Pubblicato su: http://mytech.it/unmapped/2001/12/20/dai-primi-flop-della-radio-alle-dotcom-la-storia-t/