E l’antiterrorismo cambiò la Rete



Il difficile equilibrio tra sicurezza e libertà sacrifica la seconda senza vantaggi per la prima. La denuncia di Reporters sans frontières ed Electronic Frontier Foundation

Il problema della privacy e, più in generale, dei diritti civili on line, dal giorno dell’attentato alle Twin Towers è diventato particolarmente critico. In un rapporto di recente pubblicazione, Reporters sans frontières, associazione con sede a Parigi che si occupa di monitorare il rispetto della libertà d’espressione nel mondo, parla addirittura di una Internet in libertà vigilata: «Un anno dopo i tragici fatti di New York e Washington», si legge, «Internet può essere aggiunta alla lista dei “danni collaterali” causati da un’ondata di misure di sicurezza. Il risultato è che i cyber-diritti fondamentali sono stati ridotti».

L’allarme di Reporters sans frontières
Per RSF il Patriot Act – il provvedimento di legge antiterrorismo sottoscritto da George W.Bush il 26 ottobre 2001 – non è stato un atto isolato. Internet aveva da tempo molti “nemici”, sia in Stati dove storicamente non esiste una piena libertà d’espressione (Vietnam, Cina, alcuni paesi arabi) sia in Occidente. Questi “nemici” hanno colto la palla al balzo: dopo il fallimento dei precedenti tentativi di controllare la rete e i suoi contenuti, un evento drammatico come quello di un anno fa ha fornito un alibi perfetto per tornare a premere, per esempio, sulla “cyberdissidenza”.

Fatti apparentemente scollegati tra loro, infatti, come l’arresto del fondatore del sito Tunezine.com in Tunisia, l’approvazione della risoluzione n. 1373 da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, o ancora, alcune raccomandazioni del G8, direttive europee o provvedimenti legislativi presi in numerosi paesi, vengono così inquadrati in un contesto che potremmo chiamare: la rete dopo 9-11 (nine eleven). Un contesto che preoccupa Reporters sans frontières.

Il rapporto esamina la situazione in una lunga serie di Paesi , dalla Germania alla Gran Bretagna agli Stati Uniti, senza trascurare l’Italia. Inoltre, prende in considerazione anche gli orientamenti espressi da realtà sovranazionali come L’unione Europea, le cui direttive contribuiscono a definire le linee di governo degli Stati membri.

Il senso complessivo dell’allarme lanciato da Reporters sans frontières è ben riassunto da una riflessione presente nella parte introduttiva: «Cosa farebbero i cittadini d’Europa e di altri paesi se venissero a sapere che è stata approvata una legge che consente alla polizia di leggere in ogni momento tutto ciò che viene spedito per posta convenzionale? Sarebbero scandalizzati per questo tipo di limitazione della loro libertà. Eppure questo è il genere di misure che sono state o stanno per essere adottate riguardo ad Internet. Abbiamo quindi bisogno di vigilare maggiormente».

La denuncia della Electronic Frontier Foundation
Anche l’Electronic Frontier Foundation si sta occupando del problema: sul sito di quella che è la più importante associazione americana di difesa dei diritti civili della rete, si trova tra l’altro un’interessante documentazione relativa al Patriot Act.

Il contestato documento, lungo oltre 340 pagine, attribuisce nuovi poteri ad agenzie di “intelligence” americane e internazionali, rimuovendo barriere che in passato avevano limitato la possibilità di commettere abusi. Potenzialmente, secondo l’Eff, anche inserendo una certa parola in un motore di ricerca come Google, si rischia di destare improvvisamente l’attenzione di qualcuno di questi enti.

La mancanza di dibattito – elemento che sembra essere ricorrente in molti provvedimenti legislativi approvati in tutta fretta dopo il 9-11 – ha destato d’altronde preoccupazione anche in molti membri del Congresso, tanto che al Patriot Act si è preferito aggiungere una sezione denominata Sunset (tramonto), che fissa il 31 dicembre 2005 come data di scadenza per le norme straordinarie introdotte dalla legge. Tale clausola è stata inserita per dare modo ai cittadini e allo stesso Congresso di valutare il funzionamento dei nuovi poteri concessi a forze di polizia e servizi.

Eff ha infine dedicato una pagina intera del suo sito al più generale tema della sorveglianza e a ciò che accade in tutto il mondo in questo ambito. Inoltre, una impressionante lista di media chiusi in tutto o in parte dopo l‘11 settembre perché presentavano contenuti “potenzialmente” utili ai terroristi.

Pubblicato su: http://mytech.it/unmapped/2002/09/10/e-lantiterrorismo-cambio-la-rete/