Estensione di copyright: l’Europa va avanti, nell’incertezza



Un passo avanti verso l’estensione del copyright sui master discografici in Europa? Forse no. Contrapposizioni, sorprese e confusione attorno alla discussa proposta che sembra arrestarsi

Ne siamo certi: domani saranno diversi a scrivere che “l’Europa ha votato a favore dell’estensione del copyright“. Anzi, qualcuno, anche nelle sedi ufficiali, l’ha già fatto.

E in effetti un elemento innegabile c’è: il Parlamento Europeo dopo aver rinviato e tergiversato e dopo che una discreta proposta di respinzione era stata presentata da diversi deputati, con un voto favorevole (377 sì, 178 no, 37 astenuti) ha fatto procedere la proposta di estensione – lo ricordiamo, relativa ai soli master discografici – alla fase successiva, il Consiglio dei Ministri.

Come riferisce prontamente il sito Soundcopyright.eu, da tempo impegnato in una campagna contro l’estensione, con il supporto di Open Rights Group ed EFF, quattro gruppi su sette si erano dichiarati contrari e i due gruppi rimanenti – i principali, ossia PSE e PPE – avevano all’interno posizioni distinte. A leggere il sito ufficiale europeo, dunque, i giochi sembrerebbero fatti: si passa da 50 a 70 anni (i Beatles, gli Stones, l’indebitatissima EMI e Universal saranno molto contenti di tutto ciò, visto che saranno i primi beneficiari della norma) e non ai 95 originariamente proposti – su modello spudoratamente americano – dal commissario irlandese Charlie McCreevy.

Il comunicato pubblicato dal sito ufficiale del Parlamento mette in evidenza i benefici per produttori ed esecutori, la possibilità di rinegoziare i vecchi contratti, una revisione dopo tre anni – per verificare gli effetti delle nuove norme sul mercato digitale. E una clausola “use it or lose it“, ossia i diritti tornano all’artista se allo scadere del termine il produttore non rende disponibile il prodotto al pubblico. Il Parlamento chiede poi di mettere le mani al settore audiovisivo per verificare la possibilità di estendere i termini anche ad altri tipi di opere. Tutto questo entro il 2010.

Sound Copyright – che peraltro fa sua l’idea dell’”use it or lose it“, in parte – ricorda che agli occhi dell’opinione pubblica la posizione contraria all’estensione è quella più apprezzata, e che comunque la proposta non è ancora legge: con il voto di oggi si passa al Consiglio dei Ministri, e qui la proposta è “bloccata” da un gruppo di paesi membri. Nel frattempo, a giugno si elegge il nuovo Parlamento, e sarà da vedere se l’azione di lobbying dei favorevoli all’estensione sarà ancora così forte da riuscire a far approvare qualcosa prima delle elezioni.

Nel frattempo, nei mesi scorsi si è assistito a cambiamenti di posizione anche repentini e inattesi: la Gran Bretagna – il principale mercato europeo nonché la “casa” di molti dei preziosi master di cui si discute – si era detta inizialmente contraria sulla base di uno studio dettagliato. Successivamente questo paese si era espresso a favore dell’estensione, per poi – dopo un rinvio – nuovamente cambiare schieramento a sorpresa neanche un mese fa.

La vicenda appare intricata; o forse dovremmo dire “pasticciata”. In tutto questo, solo pochi giorni addietro, a pronunciarsi contro l’estensione era stato nientemeno che l’autorevole Financial Times.
In un momento di crisi come quello attuale, “liberare” i diritti su certo materiale e consentire a tutti – anche alle stesse major – di riutilizzarlo liberamente, forse, non dovrebbe essere un’idea così balzana…

Pubblicato su: http://mytech.it/digitale/2009/04/23/estensione-di-copyright-leuropa-procede-nellincert/