Fabio e l’ADSL, ovvero: i disabili e il digital divide



Ci siamo già trovati da queste parti a parlare di Fabio Pavone, un giovane disabile abruzzese affetto da una grave forma di distrofia, che mesi fa aveva lanciato un appello ripreso da numerosissimi siti web e organi di stampa in merito a un costoso mouse che gli era necessario per comunicare tramite computer.

Fabio lamentava, giustamente, la mancata possibilità di ottenere un rimborso dagli organi competenti per un ausilio a lui indispensabile; solo dopo questa sorta di campagna praticamente spontanea sorta attorno al suo caso qualcosa si era mosso.
Ma mentre purtroppo Fabio attende ancora (occorre aspettare l’anno nuovo, gli è stato riferito, e sempre se i soldi ci saranno…), lancia un nuovo appello che lo riguarda ma che interessa moltissime persone, disabili e non: nel suo comune di residenza manca l’ADSL.
Una linea più decente e un collegamento stabile – che per molti di noi residenti in città anche piccole sono cosa acquisita – in un certo senso gli cambierebbero la vita.

Di “digital divide” se ne fa un gran parlare; se ne parla pure troppo.
Ma è possibile che ai disabili non si faccia altro che negare diritti? E che in un centro magari piccolo ma a pochi km. da un capoluogo di provincia e non certo isolato né piazzato sulla cima di qualche alta montagna nessuno dei grandi nomi sia interessato a far passare tale servizio?

Il testo della lettera è reperibile sul sito dell’associazione Metro Olografix di cui Fabio è membro. Per ora, da Telecom, Wind, Tiscali, Tele 2 e Fastweb, nonché dall’Autorità garante delle telecomunicazioni, non un cenno di risposta, neppure un consiglio su eventuali alternative (ma Telecom non ha un’Alice Sat?).

Fabio ha potuto finora “incassare” solo l’appoggio della locale sezione dell’UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che ha fatto proprio il suo appello e ha inviato un sollecito agli stessi destinatari, e – dopo che Punto Informatico aveva prontamente ripreso il drammatico appello, qualche offerta di una connessione (non ADSL “vera” ovviamente) da parte di provider “alternativi” per tamponare almeno temporaneamente il problema.

Mentre si parla di eliminare il divario digitale in tutto il territorio nazionale e si discute su come e cosa fare, persone come Fabio – che non possono più aspettare – aspettano forzatamente.
Da parte nostra, possiamo solo fare da ulteriore cassa di risonanza per segnalare questo grave caso e sollecitare oltre che i provider e il Garante anche il Governo che – lo ricordiamo – ha di recente promesso la banda larga su tutto il territorio nazionale entro fine legislatura.

Pubblicato su: http://blog.mytech.it/2007/11/fabio-e-ladsl-ovvero-i-disabili-e-il-digital-divide/