Il 2000: l’anno pazzo della musica on line



Cronistoria per nulla ufficiale dei 365 giorni che hanno sconvolto il mondo della musica e della Rete

Il 2000 è stato definito come l’anno pazzo della musica in rete. Tra il 1998 e il 1999, abbiamo assistito all’affermazione di Mp3.com, all’arrivo di Riffage e dei Cd personalizzati di Cductive, Musicmaker e Customdisc (poi Imix.com); quindi è stato il turno di Goodnoise (poi Emusic), dell’italiana Vitaminic, dell’inglese Peoplesound; ma anche degli Mp3 con gli spot incorporati di Amp3 e della lotta contro Diamond, “colpevole” di aver lanciato il primo Mp3 player. Soltanto nel 2000, tuttavia, abbiamo visto il caos dilagare nel settore.

Il primo concorrente a togliersi di mezzo è stato Amp3: la Houston Interweb, che aveva sviluppato il sito, si dilegua e se lo porta via. Amp3 resta a bocca asciutta e con lei migliaia di artisti (incluso chi scrive), che avanzavano la richiesta di qualche manciata di dollari derivanti dagli introiti pubblicitari. Amp3 decide così di appoggiarsi a Iuma (Internet Underground Music Archive) e ad altri siti e vivacchiare come portale d’acceso ai concorrenti di un tempo.

In primavera, mentre Napster cresce in maniera esponenziale e cessa – forte dei cospicui finanziamenti ricevuti – di essere il programmino dello “studentello” Shawn Fanning, CDuctive viene ingoiata da Emusic.
Emusic elimina il servizio più interessante, quello delle compilation personalizzate su Cd, in cui la newyorkese CDuctive, fondata da tale Thomas Ryan (che solo qualche mese prima gironzolava per il Midem di Cannes, corteggiatissimo da discografici grandi e piccoli) era stata leader. Il suo catalogo di Mp3 confluisce così in quello di Emusic.
Il sottoscritto si fida poco di Emusic. Fino a poco tempo fa questa società si chiamava Goodnoise e già allora aveva la tendenza a “fagocitare cose”. Il primo sito per il quale è documentato il commercio di file Mp3 via rete è forse Nordic Records. D’un tratto il suo catalogo di file sparì, rimpiazzato da una pagina di radio in audio streaming. «Nordic è stata comprata da Goodnoise», mi disse freddamente e distrattamente qualcuno via e-mail. «Non è vero, Goodnoise ha solo licenziato una parte di catalogo da Nordic», replicò qualcun altro da Goodnoise. Fatto sta che la musica di alcuni artisti è scomparsa da Nordic e mai più riapparsa in Goodnoise (che all’epoca non trattava con singoli artisti né etichette non reputate all’altezza).

In ordine sparso, accadono altre cose folli. Emusic spende e spande molto più denaro di quanto ne abbia e compra Rollingstone.com (la versione on line della famosa rivista musicale), Downbeatjazz.com (poi Downbeat.com) e Tunes.com. Già che c’è, fa fuori anche Iuma, che esiste dal 1993 e si autodefinisce il “nonno” dei siti musicali (nato per distribuire la musica di band studentesche americane, diventa servizio di promozione di artisti a pagamento, poi gratuito e da fine 1999 comincia a pagare gli artisti con una frazione – il 25% – dei propri introiti pubblicitari). Promette pagamenti basati sul numero di pagine viste (pagamenti che effettivamente arrivano) e poi anche sul numero di download (promessa mai mantenuta).

Mp3.com commette l’errore di mettere di mezzo le major (col sistema Mymp3.com e il software Beam-It, che permette di costruirsi una versione on line della propria collezione di Cd musicali). La legalità del sistema non sembra poi così dubbia (è una sorta di copia privata per potere per esempio ascoltare in ufficio i Cd che si trovano in casa). Una causa e cinque accordi di licenza dopo, le cose sembrano molto diverse. Da notare che se non altro Mp3.com è a tutt’oggi l’unico sito di una certa importanza ad avere accordi ad alto livello con tutte le major, anche se strappati a caro prezzo.

Vitaminic apre in mezzo mondo (otto versioni localizzate del proprio sito, alle quali si è recentemente aggiunta una nuova versione in lingua danese). Ma pochi sembrano notare che Vitaminic – strumento promozionale formidabile – tutto fa fuorché vendere musica. Gli introiti per gli artisti sono prossimi allo zero e la gente scarica solo i file gratuiti.

Scour, sito musicale e produttore di un simil-Napster, Scour Exchange, dichiara bancarotta alcuni mesi fa. Viene messo all’asta e finisce nelle mani di una società chiamata Centerspan. Il programma è fuori gioco, il sito è ancora vivo.

Intanto, Napster ha avuto una prima sentenza sfavorevole (a opera del giudice Marilyn Hall Patel) e solo un ricorso gli permette temporaneamente di non chiudere. CuteMx (altro clone di Napster prodotto dalla stessa Globalscape del noto software CuteFtp) si è autocensurato, ritirandosi dal mercato. Ma nel frattempo è nato Gnutella, un protocollo, non un software, uscito da una frangia anarchica di America On Line, la Nullsoft di Justin Frankel (già creatore del noto programma Winamp).

L’italiana Freerecords promette, promette ma non mantiene nulla. Non in regola con la Siae, con un repertorio esiguo e problemi di gestione del sito, si ricicla in autunno come Detuned.it, plagiando impietosamente l’impostazione grafica di Vitaminic.

Emusic, i cui introiti musicali crescono in maniera esponenziale, licenzia dipendenti a più riprese e tenta di tappare le falle. A fine anno chiude i rubinetti a Iuma.com, ma pochi se ne accorgono. Se ne accorgeranno a febbraio 2001, con l’annuncio della fine dell’accettazione di nuovi artisti e del pagamento delle royalty. Attualmente Iuma sopravvive con i soli artisti registrati entro il 2000 e ha due soli dipendenti. Uno è il Presidente e fondatore Jeff Patterson, membro del gruppo Ugly Mugs, per il quale era nato originariamente il servizio.

E dire che dicembre si era appena chiuso con il fulmine a ciel sereno della chiusura di Riffage.com. Il sito, che si era sempre distinto per la qualità delle proposte (Cd promozionali molto curati, sito dalla grafica raffinata) paradossalmente era andato lentamente peggiorando dall’arrivo dei fondi di Bmg e AoL e si era anch’esso dato a spese folli tra cui l’acquisto di una casa discografica e di un mega-teatro, oggi in vendita.

Il 2001 si è aperto con Musicmaker che, dopo i continui crolli borsistici e addirittura un “reverse split” per ridare valore alle proprie azioni, decide di liquidare la società. Poco dopo l’annuncio della paralisi di Iuma (accompagnata dall’apparizione sul sito di un’immaginina del Titanic che affonda).
La stessa Emusic, che pure dispone di un repertorio di qualità soprattutto nel jazz, nel rock e nella musica elettronica e dichiara di continuare a guadagnare, sta per essere buttata fuori dal listino tecnologico Nadsaq perché le proprie azioni valgono meno di mezzo dollaro l’una.
L’ultima novità è del 14 febbraio 2001: Imix.com chiude e viene messa in vendita. Ma chi mai dovrebbe comprarla e per quali arcani motivi?
Intanto, la prossima battaglia ruoterà attorno al video più che all’audio, visto che DivX è per le immagini in movimento (film e videoclip musicali in testa) quello che Mp3 è ed è stato per la musica. Alcuni dei giocatori di questa nuova partita sono gli stessi del settore musicale (proprio Imix negli ultimi mesi di vita aveva cominciato a vendere Dvd personalizzati con video musicali e cartoni animati).
I (brevi) giorni delle azioni di Mp3.com a 100 e passa dollari sono lontani un anno e mezzo e Mp3.com stessa lancia servizi a pagamento sia per gli utenti che per artisti e discografici. Nel caos totale, è una delle poche società che riesce a garantire traffico e quindi ad attrarre investitori e pubblicitari.

Pubblicato su: http://mytech.it/flash/2001/03/01/il-2000-lanno-pazzo-della-musica-on-line/