iPad, il pasticcio del trademark



Non solo Fujitsu; Apple fa il bis del caso iPhone/Cisco: esistono ben 22 trademark con la parola “iPad” negli Stati Uniti… chi la spunterà?

Viene da chiedersi se all’ufficio legale di Cupertino siano tutti così distratti o inesperti da non essersi accorti di un pasticcio del genere; e la confusione aumenta se si ripensa a un caso analogo di circa tre anni addietro.

Stiamo parlando del problema legato al marchio “iPad“: un prodotto appena annunciato da Apple e già coinvolto in una controversia legale perché Fujitsu sarebbe titolare di un identico trademark. Peggio. In realtà i nomi coinvolti potrebbero essere molti di più.

Sembra il bis del caso Apple/Cisco verificatosi tra il 2006 e il 2007: allora, si scoprì che esisteva un marchioiPhone” saldamente in mano a Cisco (anche se in realtà inutilizzato). Apple si vide notificare una citazione in giudizio ma, neanche un mese e mezzo dopo, il caso era già stato risolto con un accordo tra le due società e – presumibilmente – benefici economici per Cisco che era ben lieta di lasciare il marchio nelle mani della Mela.

Il nome di Fujitsu non esce dal nulla: già da qualche mese, le due società si stavano sfidando sottobanco su questa faccenda del marchio. E come si era verificato nel caso di Cisco, anche Fujitsu aveva di fatto abbandonato il proprio prodotto dal nome analogo: salvo riprendere interesse nel marchio proprio mentre le voci sul nuovo dispositivo Apple cominciavano a circolare.

Il modo migliore per farsi un quadro completo della situazione è rivolgersi all’ufficio competente, l’United States Patent and Trademark Office (USPTO, per brevità): l’ufficio marchi e brevetti d’oltreoceano, insomma.

Spluciare gli archivi del suddetto ufficio sulle prime sembra solo ulteriore fonte di confusione: digitando il nome “iPad” si ottengono ben 22 risultati. Di questi, 11 ormai “dead”: trademark abbandonati o inattivi.

Tra questi ultimi, a titolo di curiosità, abbiamo notato due registrazioni presentate dalla STMicroelectronics e un vecchissimo marchio per un vaccino prodotto dall’Istituto Pasteur di Parigi (datato 1971!); e persino un marchio di una ditta irlandese per un prodotto che in fondo sembra almeno in parte la descrizione di quello attuale Apple: “computer hardware, namely, a personal digital notepad and stylus, computer software for form-based applications and for capturing, editing, reformatting, organizing and recognizing handwriting, electronic digitizer pads and styli”.

Ci sono poi due trademark apparentemente ancora validi ma con una grafia diversa: “ipads.com“. Si tratta di una società che produce vari articoli personalizzati come blocchi note (notePAD, appunto…), adesivi e altro ancora. Ma non cercatela all’indirizzo www.ipads.com: troverete solo una sorta di blog che parla dell’iPad Apple. Ahem. Confusi? Anche noi (chissà che ne pensano a Cupertino: ma dopotutto, è solo pubblicità gratuita).

Dicevamo però che questi marchi sono “apparentemente” validi. Già, perché a ben vedere tra quelli defunti c’è a parte una pagina dedicata a iPads.com. Cancellato il 3 ottobre 2009. Una data forse non casuale.

Passiamo ai marchi listati come “live”, attivi: il primo è della Siemens tedesca, domanda presentata nel 2006, registrato nel 2008. Ma si tratta di un motore, o di materiale collegato a sistemi di guida per automobili e altro ancora. Non manca la “i” minuscola all’inizio, ma Apple non dovrebbe avere problemi: le categorie merceologiche sono piuttosto diverse. Una nota di colore ce la offre invece una ditta canadese che ha registrato il nome per “pad” da usare nei reggiseni. Anche qui registrazione ottenuta nel 2008.

Ed ecco Apple: o meglio, “IP Application Development LLC“, misteriosa società a responsabilità limitata di Wilmington, Delaware. A leggere la catastrofica descrizione del prodotto (che è lunghissima e include di tutto) ci sono pochi dubbi: è certamente l’ultimo prodotto di Steve Jobs. Semplicemente – come avvenne ai tempi dell’iPod – si usa un prestanome, una società di comodo con sede nel Delaware (stato dove il diritto societario e la normativa fiscale per questo tipo di entità sono concetti piuttosto elastici…). Persino la località è la stessa dove aveva sede la società che registrò il trademark per il popolare melafonino.

Ecco invece due iPads (senza il .com) da cui Apple ha sicuramente poco da temere: un prodotto per struccarsi gli occhi e una ditta che produce carta da lettera e buste. C’è poi un’Ipad abrasivo per pulire la cucina (!), uno strumento medico per intubare i pazienti, e – all’improvviso – eccola lì, la registrazione targata Fujitsu Transaction Solutions Inc.: “Hand-held computing device for wireless networking in a retail environment”, dice la descrizione. Decisamente meno ricca di quella Apple ma di certo con pericolose sovrapposizioni. Primo utilizzo conosciuto: 8 gennaio 2002. Domanda per la registrazione presentata nel marzo 2003 e un curioso “published for opposition” datato 1° settembre 2009.

A confondere sul serio le idee ci pensa però quest’ultimo dato: la californiana Mag-Tek, Inc. aveva fatto domanda per un marchio “Ipad” sin dal 10 novembre 2000. La registrazione è stata ottenuta solo nel 2008 e il primo utilizzo indicato è del dicembre 2007. Certo, l’apparecchio descritto è ancora diverso: “Keypads for entry of personal identification numbers in e-commerce”. Ma se questa descrizione c’entra poco con quella Apple, si sovrappone almeno in parte con quella Fujitsu (che in effetti, secondo alcune fonti, si sarebbe vista tenere in sospeso la propria registrazione dall’USPTO proprio in virtù dell’esistenza del marchio Mag-Tek.

Se a questo aggiungiamo che Apple (tramite la suddetta società di comodo) sembrerebbe aver depositato la propria documentazione solo tra il luglio 2009 e il gennaio 2010, la confusione sembra totale.

Cupertino ha una storia di controversie anche pesanti sui trademark: la più annosa, quella con la Apple Corps dei Beatles, ricomparsa a più riprese. Apple riuscì a trovare un accordo anche in quel caso.

Fujitsu forse si prepara a una causa; Mag-Tek per ora sta a guardare, ma potrebbe ricordarsi di avere un marchio analogo nel cassetto. Siamo pronti comunque a scommetterci: dalle parti di Infinite Loop, dopo aver sparato il colpo della presentazione iPad, staranno già studiando il modo di negoziare.

Dopotutto, non penserete davvero che Cupertino abbia dei legali così distratti…? ;)

Pubblicato su: http://mytech.it/digitale/2010/01/28/ipad-il-pasticcio-del-trademark/