Musica digitale: King Crimson contro Grooveshark



Sfida a distanza tra Grooveshark, servizio musicale emergente, e Robert Fripp dei King Crimson: una intricata storia di discografia & copyright

Lo scorso 13 ottobre il bravo Paul Resnikoff di Digital Music News ha dato notizia di una vicenda complessa che si protrae da alcune settimane e che vede contrapposti un noto gruppo musicale ed un sito emergente tra i vari fautori dello streamingfreemium” (ossia che abbina servizi gratuiti e a pagamento); in altre parole, uno dei potenziali concorrenti di Spotify.

Un gruppo non immune in passato a problemi con la distribuzione digitale – i King Crimson – si ritrova coinvolto nuovamente in una vicenda che riguarda la musica online ma che non è però riducibile una banale violazione di copyright.

Mentre scriviamo queste righe, i brani a nome dei King Crimson sembrano essere finalmente scomparsi da Grooveshark. Non è così per tutto il materiale a nome di Robert Fripp, che è un nome coinvolto in molti progetti e collaborazioni. Ad ogni modo il problema resta: in Grooveshark – servizio musicale che punta ad essere pienamente legale e che ha stipulato anche un accordo con una delle major del disco, EMI, oltre che con parecchie altre strutture più piccole – non ci sono filtri del tipo presente in YouTube o SoundCloud e gli utenti continuano ad uploadare liberamente materiale.

Per cui nonostante Robert Fripp e soci tentino in ogni modo di inviare richieste di rimozione del materiale non autorizzato, questo ricompare. Ma i King Crimson hanno quarant’anni di storia e una vicenda discografica complessa, ed è questa una delle cause dei problemi di cui sopra; in pratica, pur non essendo legati a una major e pur essendo Fripp titolare dei vecchi master discografici del gruppo, gli stessi sono usciti anni addietro su etichetta Virgin/EMI. Per cui periodicamente sono emersi problemi per questa vecchia relazione tra etichetta e artisti. In particolare, nel 2007 Fripp lamentava che EMI senza alcuna autorizzazione aveva incluso materiale del gruppo in vari servizi musicali online e ciò nonostante l’accordo di licenza fosse terminato nel 2003 e la stessa non includesse affatto i download. Ma già nel 2004 Fripp aveva accusato apertamente la major di pirateria, avendo la stessa inviato materiale del gruppo a società come come Od2 e persino all’iTunes Music Store.

Oggi, pur non avendo EMI alcuna responsabilità nel pasticcio, dalle parti di Grooveshark si sono trovati un po’ perplessi quando e-mail da Fripp e collaboratori vari hanno cominciato a riempire la casella del “senior vice president” Paul Geller. E il tutto perché gli upload pur non provenendo da fonti ufficiali EMI come invece accaduto in passato con altri siti, sembravano relativi a release Virgin/EMI. E quindi coperti dagli accordi in corso. Allo stesso tempo però il nome del gruppo non era incluso in una “blacklist” che EMI ha trasmesso a Grooveshark. E ciò perché – come sappiamo e come invece Grooveshark ignorava – i King Crimson da tempo non sono più parte del catalogo EMI.

In tutto ciò, il sito che ha dato notizia della vicenda (essendo stato messo in cc: da Robert Fripp) e che ha diffuso parte delle comunicazioni via e-mail tra le parti coinvolte, si è ritrovato tirato in mezzo: l’ultimo post sull’argomento, datato 17 ottobre, mostra un Paul Geller stizzito per la pubblicazione a suo dire incompleta delle comunicazioni e quindi per una presentazione non proprio limpida dei fatti e dei vari punti di vista.

Sta di fatto che la scelta di Grooveshark di partire con materiale caricato da utenti (spesso di qualità non eccelsa o con nomi e titoli sballati) non è stata brillante e sembra riportare ai vecchi tempi, a pratiche discutibili messe in atto negli anni anche da nomi come MySpace, salvo poi cercare accordi a posteriori per sanare il pasticcio.

Quanto ai King Crimson, siamo certi che la parola fine ai loro problemi con mp3 e dintorni è ancora di là da venire…

(Si ringrazia Nicola D’Agostino per la collaborazione)

[Pubblicato su Mytech]