L’ascesa di Nollywood



Che in India ci sia la seconda industria cinematografica al mondo dopo Hollywood è cosa nota; che al terzo posto invece si sia inserito un outsider di provenienza africana è per molti una vera sorpresa.

Qualcuno si è già affrettato a coniare un nomignolo non originalissimo: Nollywood; e la “N” sta per Nigeria.
In realtà, questa ascesa non è stata rapidissima e l’industria cinematografica è sorta nel giro di poco più di un decennio, anche se è degli ultimi anni il “boom”.
Fioriscono siti web e soprattutto produzioni a costi bassissimi: già, perché in Africa mancavano i soldi per finanziare la produzione, i mezzi fisici – le attrezzature – per girare i film, gli attori professionisti e persino i cinema dove proiettare e il pubblico pagante.
E allora, che fare? Come in quei paesi dove la telefonia fissa non è mai arrivata alle masse, ma il telefono cellulare ha trovato invece terreno fertile proprio perché non c’era una precedente tecnologia dominante, in questo campo l’avvento delle telecamere digitali (inizialmente si usava l’analogico Betacam SP) e la possibilità di uscire direttamente su VCD e DVD a bassissimo costo hanno creato un’industria praticamente dal nulla.
Dischi venduti – legalmente – per l’equivalente di pochissimi dollari diventano accessibili se non a tutti comunque a moltissimi, e passano facilmente i confini del paese d’origine per moltiplicarsi in migliaia – talvolta milioni – di copie vendute in diversi paesi del continente nero.
Un documentario del 2007 realizzato da Robert Caputo, Franco Sacchi (che ne è il regista) e Aimee Corrigan, This is Nollywood, documenta la nascita della scena cinematografica nigeriana, oggi un’industria del valore di 250 milioni di dollari, seguendo il regista Bond Emeruwa mentre produce un film nello spazio di soli nove giorni.
I film arrivano anche in città come Londra, grazie alle folte comunità di immigrati; qui acquistano migliaia di nuovi fan, ma spesso non generano altrettanto denaro: Nollywood è già vittima della pirateria, fisica e online, o di distributori disonesti. Per combattere questo aspetto sono state formate associazioni di categoria e sono all’opera anche “Nigerian Copyright Commission” e il “Nigerian Cybercrime Working Group”.
A parte questi risvolti poco piacevoli, resta un pensiero: a salvare l’Africa, dopotutto, almeno in parte potrebbero non essere gli aiuti economici di vario tipo – spesso poco coordinati o finiti nelle mani sbagliate – dei ricchi paesi occidentali, o la famigerata cancellazione del debito; potrebbero essere invece tecnologie a basso costo, buone idee e tanta voglia di riscatto. Chissà.

Pubblicato su: http://blog.mytech.it/2008/03/lascesa-di-nollywood/