La storia di DivX ;-), l’Mp3 per il video



Come uno standard aperto può sorgere dalle ceneri di un formato antipirata. Il caso apre una breccia nei sistemi di protezione e distribuzione controllata dei video. E c’è chi si chiede: nascerà un Napster per il cinema?

Alcuni mesi fa il sito Ebay.com fu intasato di annunci con i quali qualcuno svendeva misteriosi supporti contenenti video e film chiamati Divx e i relativi lettori. Si trattava di un sistema simile al Dvd, lanciato nell’ottobre 1998, prodotto da una ditta chiamata Circuit City e dalla sua emanazione Digital Video Express, che prevedeva protezioni tali da permettere il noleggio del supporto protetto e di consentirne solo un numero limitato di visioni. Per la precisione, si potevano acquistare 48 ore di visione per poco meno di 5 dollari; scadute le 48 ore, si poteva riattivare il supporto con ulteriori 48 ore di visione ripagando un’altra somma, oppure acquistarlo permanentemente per circa 20 dollari.
Questo sistema, che ha avuto la sfortuna di trovarsi sul mercato proprio nel momento in cui i lettori Dvd casalinghi e i relativi supporti divenivano disponibili per il vasto pubblico, si è rivelato presto come uno dei più clamorosi fiaschi tecnologici degli ultimi anni; tuttora, effettuando una ricerca con la parola Divx su Ebay, si ottengono almeno un centinaio di annunci per la vendita di questo tipo di supporti ancora sigillati oppure visionati per una sola volta e svenduti a prezzi stracciati, spesso in blocco.
Molti lettori Dvd hanno comunque ancora la capacità di riprodurre i vecchi Divx “usa e getta”. Sul sito Circuit City, spulciando tra le informazioni dedicate agli investitori, si può notare come l’operazione Digital Video Express sia oggi tristemente classificata come discontinued operation.

Dallo standard Mpeg-4 al DivX ;-)
Il Motion Picture Experts Group è il gruppo di lavoro dal quale sono stati in passato sviluppati standard (denominati appunto Mpeg dalle iniziali del nome del gruppo) per la codifica audio e video oggi implementati in applicazioni software e hardware popolarissime, dall’Mp3 al Dvd. Lo standard Mpeg 4 è l’ultima creazione del gruppo ed è dedicato ad applicazioni Web e multimediali.
In un recente scritto, apparso nella raccolta di saggi L’autore nella rete (Guerini Editore) Leonardo Chiariglione, membro del Motion Picture Experts Group afferma che l’«Mpeg 4 Audio dà trasparenza a 128kbit/s», ossia che il nuovo standard, confrontato con i precedenti, già a partire da un bitrate di 128 Kbps, rende all’orecchio umano il file compresso indistinguibile dalla sorgente originale non compressa. Questo significa file multimediali di dimensioni pari o minori di quelle attuali, ma di altissima qualità.
A un certo punto Microsoft realizza una versione proprietaria dello standard e dopo un po’ ecco spuntare un fantomatico formato battezzato DivX ;-) (con la “X” finale in maiuscolo e l’aggiunta della faccina che fa l’occhiolino, quasi a farsi beffe del vecchio prodotto Circuit City). La stampa comincia a parlare di questa sigla – e di coloro che operano dietro di essa – a metà del 2000.

Project Mayo e l’OpenDivX
Il misterioso sito www.divx.com rimanda però semplicemente alla pagina del Project Mayo, base operativa degli sviluppatori del nuovo standard, che permette tra l’altro di comprimere e inserire in un normale Cd-Rom interi film che oggi occupano un supporto Dvd.
Alle accuse di aver copiato il proprio codice dai sorgenti Microsoft, nel gennaio 2001, Project Mayo risponde smentendo con forza e asserendo di aver sviluppato codice del tutto nuovo e indipendente da quello altrui, codice per di più messo messo a disposizione della comunità open source. In un documento pubblicato su Project Mayo si possono leggere le dichiarazioni di Bez, uno dei membri del progetto. Bez non nega che Project Mayo sia un’attività commerciale, che DivX sia ora un marchio registrato e che ci sono determinati punti nella licenza open source che permettono, per esempio, a una software house di realizzare un prodotto finale a codice chiuso (ma questa possibilità è aperta a tutti: quindi è nullo il rischio di un’appropriazione totale da parte di qualche corporazione degli sforzi collettivi di tanti appassionati sviluppatori, visto che tante altre ditte potrebbero produrre un qualcosa di simile, restando in ogni caso disponibili i sorgenti originali).
Come sempre, si tende a equivocare open source con “gratis” e “non commerciale”. L’utilizzo a fini commerciali di codice open source, non è affatto escluso dalle varie licenze (basti vedere cosa hanno realizzato le varie Red Hat, Suse con le distribuzioni Linux). Nel frattempo, il codice è arrivato alla versione 2 ed è stato già rilasciato per Windows, Mac Os, Linux e persino Amiga.
Oltre al sito del Project Mayo, imperdibile è DivX-Digest, sorta di “centrale” di informazioni sul formato di compressione; tra gli altri siti e portali dedicati in tutto o in buona parte allo stesso argomento troviamo Global DivX e The Total DivX Guide.

Pubblicato su: http://mytech.it/flash/2001/04/10/la-storia-di-divx-lmp3-per-il-video/