Le major entrano in YouTube



Dopo l’acquisizione di YouTube da parte di Google in molti hanno commentato: per Google ora ci sarà un “rischio Napster“, ossia l’esposizione nei confronti di una miriade di potenziali creditori, i detentori di copyright che vedevano ogni giorno video musicali, estratti di programmi televisivi e diversi altri materiali non autorizzati pullulare in rete diffondendosi in maniera esponenziale grazie agli utenti di YouTube. Ecco invece la sorpresa: il New York Times, ripreso da Mp3.com, citando fonti anonime ha rivelato che ben tre major su quattro non solo sono già d’accordo con YouTube (l’accordo con Warner era stato reso pubblico il giorno precedente), ma ne hanno segretamente acquisito delle quote, nella speranza di spartirsi una fetta magari piccola ma certamente piuttosto sostanziosa, dei futuri proventi del servizio.

Intanto si parte mettendo in tasca una cinquantina di milioni di dollari: briciole in confronto a quanto sborsato da Google; ossigeno prezioso per le major con l’acqua alla gola. I nomi dei nuovi soci sono Universal Music, Warner Music e Sony/BMG. A ben vedere forse dovremmo parlare di quattro major su cinque, visto che la fusione Sony/BMG – almeno per l’Europa – risulta illegittima. Resta da dire che in realtà YouTube lavorava da mesi a un sistema che avrebbe permesso ai titolari di copyright di accedere al sito, gestire il materiale riconosciuto come di propria titolarità e partecipare agli utili, ma nessuno si aspettava un’operazione in grande stile come questa.

Interessante che da un lato le major costruiranno propri “canali” in cui caricare materiale video anche esclusivo e realizzato appositamente per il sito, ma dall’altro sarà consentito agli utenti inserire nei propri account clip di proprietà delle suddette major.

Non solo sembra lontano anni luce il periodo delle cause contro Napster o di Universal che ingloba l’originale Mp3.com dopo una dura battaglia legale: sembrano lontane persino le parole di Doug Morris – boss di Universal Music – che neanche una settimana addietro tuonava contro YouTube e simili.
Certo, tutto questo non esclude che la major esclusa (EMI) o qualche grande label indipendente, o un gruppo di piccole etichette raggruppate in una “class action”, tentino la sfida al gigante Google/YouTube. Dopotutto, con Napster accadde. In chiusura una nota un po’ maligna: sarà un caso, ma un attimo dopo l’accordo major/YouTube, due “concorrenti” minori, Bolt e Grouper, sono stati citati in giudizio da Universal Music.

Pubblicato su: http://mytech.it/digitale/2006/10/20/le-major-entrano-in-youtube/