Le sante alleanze a colpi di musica



In un mercato sempre più in difficoltà, le manovre per concentrare i grandi patrimoni discografici continuano senza sosta: riusciranno Sony e Bmg a realizzare la prima fusione tra due delle cinque major “storiche”?

Se ne parla da anni, e si può star certi che anche quando nulla di nuovo trapela, qualcuno continua a lavorare alacremente.
È il sottobosco delle major discografiche, che alla luce del sole si sfidano per la conquista di un mercato discografico sempre più ristretto, asfissiato dall’arrivo delle nuove tecnologie ed in parte ancora restio ad abbracciare del tutto il mondo della musica digitale e le altre possibilità offerte dall’era di Internet; e che allo stesso tempo, nel chiuso dei propri uffici, si avvalgono di abili negoziatori per intessere complicate relazioni che mirano alla concentrazione di almeno due o tre dei grandi cataloghi nelle mani di un unico gruppo.

Emi, Warner e Bmg si corteggiano da anni, sotto l’occhio discreto ma comunque vigile delle autorità preposte ai controlli antitrust. Proprio queste tre label avevano dato vita ad un’alleanza non proprio riuscitissima per il settore della musica on line (MusicNet) fronteggiata per qualche tempo da Duet (poi Pressplay), formata dal tandem Sony – Universal e oggi in mano a Roxio/Napster.

Eppure, nulla di definito nel settore tradizionale: quello dei master discografici, della vendita di cd ed altri supporti fisici (nastri, un po’ di vinile per dj e nostralgici, ma anche e sopratutto Dvd, Mini Disc e Super Audio Cd) e delle edizioni musicali.
Di certo, Vivendi Universal sembra intenzionata a disfarsi della propria divisione musica (Universal Music Group) che tra l’altro – in un momento in cui la casa madre comincia a sistemare in parte i propri conti – continua purtroppo ad annunciare risultati negativi.

Tra gli acquirenti, per alcuni sarebbe in pole position lo stesso Edgar Bronfman Jr. – membro della famiglia canadese nota per il business dei liquori col gruppo Seagram, già proprietario dell’etichetta prima della fusione con i francesi della Vivendi e precedentemente in corsa per l’acquisto della divisione Entertainment poi ceduta da VU a General Electric/Nbc.

Sony Bmg: una nascita annunciata
E le proposte, le offerte, i rifiuti, le perplessità tra Warner, Emi, Bmg continuano ad essere all’ordine del giorno.
Poi, ecco la sorpresa: il 6 novembre, inaspettatamente (ma neanche troppo, viste le anticipazioni di un comunicato stampa di circa un mese prima) la strana coppia Sony-Bertelsmann annuncia di aver sottoscritto una lettera di intenti per formare una joint venture nel settore discografico: il nome del nuovo colosso, senza troppi voli pindarici, sarà Sony Bmg e la proprietà suddivisa – come pure il gruppo dirigente – in parti perfettamente uguali tra i due soci.

La nuova società non metterà insieme tutte le operazioni dei due fondatori, ma solo il settore strettamente discografico: restano fuori la distribuzione, il manufacturing (alcune major possiedono ancora in proprio gli impianti per stampa e realizzazione del prodotto finito; altre se ne sono disfatte da anni, in tutto o in parte – è il caso di Universal – o stanno tagliando proprio di questi tempi – come Warner – per affidarsi a strutture esterne indipendenti) e soprattutto le edizioni musicali.

Questo fatto è insolito perché da tempo gli introiti del settore editoriale sono considerati il secondo “pilastro” – assieme a quelli generati dai master discografici – su cui sostenere una solida impresa nel campo della musica; e di certo nel prossimo futuro si vedranno numerosi tentativi di concentrazione, in questo campo.

La parola all’antitrust. E ai tagli sul personale
La strada per Sony Bmg non si presenta certo in discesa; l’accordo – tra l’altro non vincolante per le parti – apre una fase di attenzione da parte delle competenti autorità antitrust, soprattutto europee e statunitensi: una fusione di queste dimensioni non è cosa di tutti i giorni e il progetto farà di sicuro storcere il naso a più di uno dei soggetti preposti a vigilare sulla concorrenza.

Al momento non si sa con certezza di tagli ai posti di lavoro: ma di fatto negli ultimi anni tutte le major hanno effettuato licenziamenti e una simile operazione di concentrazione tra due dei cinque colossi sicuramente viene effettuata per risparmiare ove possibile; una riduzione della voce “risorse umane” è quindi tutt’altro che improbabile.

E se Bmg ha bussato alla porta di Sony, non è un caso: pare che il tutto sia avvenuto in seguito al fallimento delle trattative con Warner; nel frattempo, Emi sembra molto vicina a Warner, grazie alla formazione di un pool di banche pronto a sostenere una fusione tra le due società che lascerebbe a Emi il controllo e a Warner un 25% del nuovo gruppo. Se entrambi i “colpi” riuscissero, il grosso del mercato mondiale si potrebbe ritrovare in poco tempo nelle mani di tre grandi gruppi.

Ma di sicuro c’è davvero poco: anche qui potrebbero passare diversi mesi prima dell’ok da parte dell’antitrust e nel frattempo si è costituita una cordata alternativa, guidata dal produttore televisivo Haim Saban (noto per serial come “Power Rangers” e come comproprietario di canali tv quali Fox Kids) e da Edgar Bronfman Jr. (ancora lui!).

Intanto, un’operazione forse di minor risonanza ma comunque per nulla trascurabile è quella che sta concludendo di questi tempi DreamWorks riguardo al proprio settore musicale.
DreamWorks Skg, fondata nell’ottobre 1994 dal regista Steven Spielberg assieme a Jeffrey Katzenberg – altro nome noto di Hollywood, produttore del primo film di Star Trek per la Paramount e in seguito tra gli artefici della rinascita della Disney – e al discografico David Geffen (la cui precedente creatura Geffen Records è oggi in mano alla solita Universal) per produrre film e non solo, ha deciso di liquidare la sezione musica.

I due tronconi – produzioni discografiche ed edizioni musicali – sembrano diretti uno nell’orbita Universal (ancora!) e l’altro verso Cherry Lane Music, che opera nel settore editoriale dal 1960 e già amministra il repertorio DreamWorks e ne detiene quote. Passano così di mano colonne sonore come “Shrek”, “Yu-Gi-Oh!” e “Minority Report” ma anche album di artisti come Nelly Furtado e il compianto Elliott Smith. Chissà se gli acquirenti riusciranno a sfruttare questo piccolo tesoro nel modo più redditizio, nel momento dell’anno tradizionalmente più favorevole alle vendite dei dischi.

A questo proposito, da qualche giorno Amazon ha lanciato una campagna natalizia che prevede per i propri clienti alcuni contenuti digitali bonus (non solo musicali) legati a nomi di grande richiamo, tra i quali un video di Bruce Springsteen; le major, pur intente a fusioni ed acquisizioni, guardano con attenzione ad operazioni come questa, proposte nell’unico periodo in cui le vendite sembrano ancora “tirare” un minimo: chissà che non sia davvero un buon natale per il mercato del disco.

Pubblicato su: http://mytech.it/web/2003/11/11/le-sante-alleanze-a-colpi-di-musica/