Le stelle al tramonto della E-music



Tra tentativi di riconversione e rovesci di borsa, la musica digitale in crisi va a caccia di acquirenti. E svende

Negli ultimi giorni tre nomi attivi nel campo della musica digitale hanno fatto parlare di sé: si tratta di Yaga, Liquid Audio e Musicmaker. Il primo non si dichiara in difficoltà ma ha praticamente deciso di “cambiare mestiere”; gli altri due fanno notizia per la situazione economica tutt’altro che brillante e per un passaggio di mano da cento milioni di dollari.

Yaga: addio al “mercato digitale”
Yaga, fondata nel 2000 da Chris Kitze e Vijay Vaidyanathan, ha sede a San Francisco. Il suo prodotto principale, Yaga, è stato definito the digital marketplace: un grande mercato digitale in cui gli abbonati possono comprare e vendere file, non privo di forme di distribuzione gratuita o della possibilità – in caso di vendita – di scegliere tra un abbonamento simile a quello di siti musicali quali Emusic (ma col bonus di poter scaricare anche immagini, testi, programmi) e il pay per download, in cui anche un navigatore di passaggio senza alcun abbonamento può acquistare un singolo file.

Per qualche mese, Yaga è apparsa persino una buon alternativa a Napster, Gnutella e compagnia: una sorta di peer to peer legale, in cui gli scambi gratuiti o le transazioni avvengono sul Web e comunque si pongono meno problemi relativi al copyright in quanto i merchant sono tutti perfettamente identificabili e si assumono la reponsabilità dei contenuti inseriti nel server centrale.
Altro bonus interessante: avendo acquisito Magnacash, Yaga si trovava nella posizione di poter gestire al meglio l’aspetto economico delle transazioni, permettendo ai suoi utenti di sottoscrivere l’abbonamento, incassare le royalty e trasferirle sulla propria carta di credito con pochi clic e da un unico account.

Il brusco cambiamento di direzione arriva il 4 giugno, con una notizia apparentemente positiva: l’acquisto di una società denominata Air-Tunnel. Fin qui tutto bene. Il 12 giugno la sorpresa: i merchant di Yaga – tra i quali ci sono non solo privati che scambiano o vendono piccoli file, ma anche grandi partner con centinaia se non migliaia di file a disposizione – si sono visto recapitare un messaggio: «dal primo giugno il marketplace (che pure è tuttora tecnicamente funzionante) è praticamente chiuso; Yaga non accetta più abbonamenti né supporterà più la distribuzione di file tramite il proprio sito, neppure dai fornitori di contenuti più qualificati».

La mossa è brusca e scioccante: intanto per la retroattività di 12 giorni della stessa – non del tutto corretta – e poi per il fatto che si decida di abbandonare il settore distributivo a pochissimi mesi dall’attivazione di accordi con una serie di content provider di tutto rispetto: così, un’impressionante raccolta di materiale che va da interi album di diversi generi musicali (Ecl3ctic, Liquid Audio) a film completi (Troma, Eros Entertainment, Bijouflix) a foto provenienti direttamente dalle agenzie di stampa (United Press International) e molto altro ancora sta per essere rimossa dal server e in molti casi per sparire del tutto dalla rete.

Un contatto con l’assistenza tecnica di Yaga ha confermato quanto si era già intuito: «Yaga continuerà ad esistere e ad offrire le soluzioni di pagamento Yaga Access e Yaga Access Plus a operatori Web che desiderino consentire ai propri clienti di abbonarsi ad aree premium dei siti»; ma i contenuti – qualunque fosse l’origine – spariranno.

Vecchie glorie in svendita
Musicmaker.com è stato uno dei primi servizi a fornire Cd personalizzati, ossia prodotti su misura secondo una scaletta scelta dal cliente stesso su Internet. Liquid Audio puntava invece sulla vendita di file e si proponeva come alternativa “protetta” rispetto a Mp3, per cercare di attirare l’attenzione delle major da sempre diffidenti rispetto a un formato così facilmente distribuibile come Mp3.

Entrambe facevano a gara con altri concorrenti in quella sfida della musica digitale che tra l’estate del 1999 e i primi mesi del 2000 aveva visto spuntare come funghi una miriade di nuovi partecipanti. Nell’epoca d’oro della cosiddetta new economy, entrambe avevano raggiunto quotazioni stratosferiche al Nasdaq. Di tutto ciò oggi resta una frazione: un’azione Musicmaker.com vale poco più di un dollaro; circa il doppio quelle di Liquid.

Inoltre, se quest’ultima è ancora attiva e riesce a generare un minimo di introiti, la prima ha chiuso da tempo il proprio sito e si è ridotta a una scatola semivuota. Caso vuole che le due società siano oggi collegate: Musicmaker è azionista di Liquid. Questa società non se la passa particolarmente bene: negli ultimi tempi ha più che dimezzato le perdite rispetto all’anno precedente, ma allo stesso tempo ha visto i propri introiti crollare del 92%. Steel Partners II, uno dei principali azionisti di Liquid, a fine maggio aveva rabbiosamente sollecitato la vendita della società i cui risultati venivano definiti “patetici”.

Liquid ha nel frattempo rifutato due offerte di acquisizione (una proprio da Steel Partners II) e il 13 giugno ha accettato di fondersi – per 100 milioni di dollari – con Alliance Entertainment. Steel Partners ha definito tale operazione come una svendita e ha deciso di opporsi alla stessa, come pure Musicmaker.

Al di là dei giochi di potere e delle operazioni di borsa, certo non mette allegria vedere due società che pochissimi anni fa sarebbero state definite “di belle speranze” invischiate in situazioni del genere e cedute per una frazione del loro valore potenziale.

Pubblicato su: http://mytech.it/web/2002/06/18/le-stelle-al-tramonto-della-e-music/