Legale o illegale? Il dilemma del P2P



Con Gnutella, ognuno di noi può diventare un piccolo Napster. L’allarme di autori ed editori, tra riflessi protezionistici e legittime preoccupazioni

Gnutella è un network decentralizzato, privo di un proprietario, dove chiunque può scambiare materiale in formato digitale con gli altri. Non è possibile criminalizzare uno strumento di per sé, visto che consente utilizzi legali: lo stesso Napster consentiva a gruppi indipendenti di promuoversi regalando brani in formato Mp3. E – facendo un paragone – a nessuno viene in mente di criminalizzare una società telefonica solo perché alcuni soggetti utilizzano il telefono per commettere un certo reato.
Ma è proprio a questo si obbietta: è pur vero che non è possibile allo stato attuale controllare i contenuti e che i file vengono immessi nel sistema dai singoli utenti. Ma mettere a disposizione dello strumento per accedere allo spazio “anarchico” in cui avvengono gli scambi è pure responsabilità di qualcuno (software house produttrice del programma, provider che ospitano il server e così via). Nel caso di Napster infatti si è parlato di contributory infringement, concetto per la verità non presente in maniera uniforme nelle legislazioni sul copyright.

I sistemi alternativi proposti per aggirare il problema sembrano fallire miseramente: Fairtunes aveva lanciato l’idea di una sorta di “mancia” versata volontariamente agli artisti da chi scarica Mp3 illegali. Tempo dopo, lo stesso sito aveva ideato e promosso una raccolta di fondi per creare un server OpenNap off shore per sfuggire a leggi e controlli. Nessuna delle due raccolte di fondi ha avuto particolare successo, anche se i due siti per ora non hanno chiuso i battenti. In compenso, però, sono arrivate le prime grane legali.
Delle problematiche giuridiche relative allo scambio e alla circolazione di musica in rete si è parlato fino alla nausea. I sistemi peer to peer emergenti da un lato amplificheranno questo dibattito, coinvolgendo su vasta scala anche categorie di titolari di diritti d’autore o diritti connessi prima interessate in maniera marginale dal problema (produttori televisivi e cinematografici, fotografi, archivi di immagini, software house e altro ancora; i nuovi client permettono persino il trading di file testuali o Html). Teoricamente qualunque cosa sia riducibile a un file per computer è almeno potenzialmente oggetto di file sharing.
Inoltre, è sempre possibile rivalersi contro il singolo utente: quasi tutti i provider generalmente includono nei contratti di fornitura del servizio clausole che consentono loro di sospendere l’erogazione qualora l’utente assuma determinati comportamenti. E allo stesso tempo tali clausole contengono spesso limitazioni alla responsabilità del provider stesso.
Così, ecco che nei forum di Bearshare.net qualcuno si è lamentato di essere stato “punito” con la sospensione per 30 giorni del servizio di connessione a Internet perché sorpreso a scaricare film con il popolare client P2P.
Qualcuno ha fatto notare che chi scarica e condivide copie illegali di film ha maggiori possibilità di essere scoperto dal provider in quanto il suo traffico sarà notevolmente più alto della media.

Pubblicato su: http://mytech.it/flash/2001/08/06/legale-o-illegale-il-dilemma-del-p2p/