Mani in alto, sei su Twitter!



Finire in galera a Denton, Texas, ed avere nome e faccia notificati al mondo via Twitter e Twitpic. È la prova che il Grande Fratello è ormai tra noi? Forse no…

The city where every arrest gets Twittered” (la città dove ogni arresto viene segnalato su Twitter): titola così, ad effetto, Chris Matyszczyk nella sua rubrica “Technically Incorrect”, su CNET.

In realtà non è la polizia di questa cittadina del Texas, nei pressi di Dallas, a usare l’account che porta il nome di “DentonPolice”, che segnala l’avvenuto arresto di una persona in questa amena (?) località e linka senza pietà la relativa foto segnaletica di chi finisce dietro le sbarre su Twitpic.

Qualcuno sembra gridare allo scandalo, a una nuova “gogna mediatica” a cui esporre gli arrestati che – almeno in teoria – non è neanche detto che siano colpevoli visto che non si è tenuto alcun processo. Sono i legali dei diretti interessati, in particolare, a non gradire questo feed disponibile in Rete.

Di fatto, però, l’autore dell’operazione di “twitteraggio” e di (solo apparente) violazione della privacy è uno studente, Brian Wesley Baugh, impegnato in una sorta di progetto artistico/dimostrativo. I nostri dati vengono esposti in molti modi, oggigiorno: Brian non ha fatto altro che mettere insieme materiale (anche le foto) già disponibile al pubblico, in questo caso il “Denton Police Department City Jail Custody Report“, pagina dove appunto l’autorità rende noto l’elenco degli arrestati con nome e cognome, foto, età e motivazione per la quale è avvenuto l’arresto, e rilanciarli con i nuovi mezzi di comunicazione.

Foto segnaletiche, copyright & altri diritti

Da ricordare che in America, normalmente, in questi casi anche le foto (che per es. potrebbero essere coperte da copyright) vengono rilasciate nel pubblico dominio essendo scattate da un agente alle dipendenze di un ente pubblico o comunque di una agenzia governativa, un po’ come le foto scattate dagli astronauti sono liberamente riproducibili perché la NASA è una incarnazione del Governo stesso degli Stati Uniti.

E’ lo stesso motivo per cui ad esempio non solo i giornali sono liberi di riprodurre le immagini degli arrestati per corredare la notizia, ma ad esempio nella scheda di Wikipedia relativa a un personaggio famoso troviamo tra le illustrazioni di pubblico dominio il “mugshot“, la foto segnaletica, qualora il tizio in questione abbia avuto qualche guaio con la giustizia. Ecco anche il motivo per cui è lecito tenere online una simpatica (?) galleria di arrestati famosi, come quella di The Smoking Gun.

Tutto questo però fa salvi i “personality rights” dell’arrestato: come dire, non pensate di poter realizzare magliette e cappellini con la faccia dell’attore o della cantante famosa finiti in galera; l’immagine sarà pure priva di copyright, ma i diretti interessati avrebbero diritto ad opporsi a tale utilizzo (o – perché no – esigere delle royalty…).

In conclusione, Baugh non ha fatto nulla di illecito ma di sicuro ha scatenato una discreta riflessione in tema di privacy. E, a leggere la sua pagina, è esattamente quel che voleva ottenere col suo piccolo progetto.

(Si ringrazia Nicola D’Agostino per la collaborazione)

Pubblicato su: http://mytech.it/life/2009/04/21/mani-alto-sei-su-twitter/