Musica: major colpevoli di pirateria in Canada



Clamoroso: 45 milioni di dollari di risarcimenti per gli artisti. I veri pirati della musica in Canada? Non vengono da Internet.Erano le major del disco…(!)

Detta così può sembrare clamorosa: chi sono i veri pirati della musica?

I frequentatori assidui di siti e reti p2p per scaricare materiale condiviso da chi capita, senza stare a guardarne la provenienza?

I duplicatori abusivi che – a volte prima dell’uscita del disco ufficiale – già ne spacciano copie di pessima qualità in cd-r?

I pirati di professione che in estremo oriente o Europa dell’Est stampano a livello discretamente professionale raccolte mai esistite nella discografia ufficiale, senza alcuna licenza, e in alcuni paesi sono quasi l’unico mercato discografico esistente?

In Canada, la risposta alla domanda di cui sopra è stata una sorpresa: a quanto pare esiste una forma di “pirateria” operata perlomeno in alcuni paesi e in alcuni ambiti, dalle stesse major del disco. E questo scherzetto, che andava avanti da circa tre decenni, è appena costato la ragguardevole cifra di 45 milioni di dollari.

L’incredibile notizia viene riportata da TorrentFreak: colpa delle compilation, a quanto pare. L’uso di brani sciolti in raccolte era diventato soggetto a una pratica per così dire “allegra”; si usavano i brani liberamente, mettendo poi “in conto” su una lista di sospesi. In altre parole, non si perdeva tempo a chiedere singoli permessi: si pubblicava e basta; in seguito il problema sarebbe stato sanato.

Senonché, questa procedura è andata avanti per circa tre decenni, spesso accumulando permessi mai concessi e quindi royalty non pagate. E per ogni brano di fatto si verificava una violazione di copyright. Risultato: nel solo Canada, trecentomila brani per i quali gli aventi diritto non percepivano nulla da anni.

Nel 2008 una class action da parte di un gruppo di autori ed interpreti contro le quattro major (Warner, EMI, Universal e Sony).

Come aggravante, la parte attrice aveva citato i double standard, i “due pesi e due misure” applicati dai discografici: “la condotta delle case discografiche convenute è aggravata dal loro rigoroso e severo approccio al rispetto dei propri interessi in tema di copyright nei confronti dei consumatori”.

Azione legale che non arriva a sentenza, ma comunque si chiude con un accordo che sembra una discreta ammissione di responsabilità (anche non la pensano ovviamente così i rappresentanti delle case discografiche): 45 milioni di dollari sborsati dalle etichette, scongiurando però il rischio di pagare fino a 6 miliardi di dollari in danni.

Problema risolto, dunque? Solo temporaneamente. A leggere quanto riferito da TorrentFreak, si desume che di certo si chiude la controversia aperta nel 2008, ma questo pagamento non cambia il sistema di licenze né la pratica dei discografici. In altre parole, si ricomincia. La lista dei sospesi tornerà ad allungarsi, e un giorno o l’altro i nodi verranno ancora una volta al pettine.

Ironia della sorte, comunque: i quattro maggiori avversari della pirateria musicale, soprattutto quella online, ridotti a pagare per una colossale violazione di copyright

(Si ringrazia Nicola D’Agostino per la collaborazione)

Pubblicato su: http://mytech.it/web/2011/01/11/musica-major-condannate-pirateria-canada/