Nintendo, 25 anni fa il lancio del Game Boy



Un quarto di secolo di storia per l’indimenticata console tascabile

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Era il 21 aprile 1989: il Game Boy entrava in commercio sul mercato giapponese. La storia dei videogame cambiava per sempre e un oggetto rivoluzionario arrivava in mano – e nelle tasche – di una intera generazione di videogiocatori. In America sarebbe arrivato pochi mesi dopo, l’Europa avrebbe dovuto attendere oltre un anno. Era opera del team Nintendo Research and Development 1 guidato da Gunpei Yokoi, storico nome in forza alla casa giapponese per decenni, ideatore di innumerevoli successi, dal giocattolo Ultra Hand fino alla serie di giochi elettronici tascabili Game & Watch popolarissimi negli anni ’80. Sua anche l’invenzione del d-pad o pad direzionale: la “croce” che controlla i movimenti su joypad e console e che appare proprio sui tascabili di Nintendo.

Il Game Boy sta al gaming come il Walkman e l’iPod stanno alla musica: un oggetto che ha segnato un’epoca, attraverso diverse versioni ed evoluzioni, rendendo disponibile al grande pubblico un numero elevatissimo di cartucce gioco – circa 700 – che potevano “seguirci” ovunque. Non era il primo tentativo di console portatile, ma riuscì comunque ad emergere, nonostante la comparsa negli stessi anni di console tecnicamente più avanzate, con schermi luminosi e a colori (Atari Lynx per esempio, ma anche il Game Gear di Sega). Uno dei motivi principali per cui il Game Boy con la sua apparentemente scarna grafica grigio su verde riuscì ad avere la meglio? Probabilmente proprio il fatto che con delle comuni batterie si avevano a disposizione più ore di gioco rispetto ai concorrenti più potenti ma anche decisamente più esigenti in fatto di consumi.

Più di 200 milioni di pezzi venduti nel mondo (oltre 80 milioni per la versione Game Boy Advance, il resto per l’originale e per il suo successore Game Boy Color) e 30 milioni per il titolo più giocato: quel Tetris che aveva debuttato qualche anno prima sul PC, ma che solo con la console tascabile di Nintendo divenne il successo che tutti conosciamo. Nel 1996 fu la volta dei primi due titoli dedicati alla saga dei Pokemon. Il pubblico del Game Boy era ripartito in parti quasi uguali tra ragazzi e ragazze: il videogame cessava di essere considerato come un passatempo prevalentemente maschile.

Una famiglia di console più che longeva: l’ultimo nato (Game Boy Micro) arrivò addirittura nel 2005 e rimase in circolazione fino al 2008, anche se ormai da ben quattro anni era già partita l’avventura del successore Nintendo DS. Nella sua lunga carriera, il Game Boy è divenuto strumento musicale, essendo una delle principali piattaforme utilizzate dagli artisti di chiptune; ed ha raggiunto anche lo spazio a bordo della Soyuz TM-17 e della stazione Mir in compagnia del cosmonauta Aleksandr A. Serebrov.

Yokoi si ritirò nel 1996 e scomparve prematuramente in un tragico incidente stradale l’anno successivo, non prima di aver realizzato ancora una console tascabile, Wonderswan, per la Bandai.
La sua creatura resta un un cult che non accenna a morire, rivitalizzato non solo da emulatori “homebrew” per le piattaforme più disparate; da ricordare che i primi DS avevano anche lo slot per i giochi Gameboy, poi scomparso a partire dalla versione DSI. E che ancora oggi la Virtual Console permette di giocare una serie di classici titoli su Nintendo 3DS e Wii U: con tanto di “modalità segreta” (tenendo premuti i tasti L ed R premere Y) per riportare il classico look verde/grigio sullo schermo del vostro 3DS.