Obama: americani, imparate a programmare



Da un lato è una cosa che commuove chi ha messo le mani per la prima volta su un computer a 10 anni e oggi ne ha 42, come il sottoscritto. Dall’altro sconvolge, perché questi sono discorsi che vorremmo sentire anche dalle nostre parti: cose concrete, prospettive per il futuro, a partire dalla scuola, dall’università e dalla ricerca, senza le quali il futuro semplicemente non c’è, o perlomeno sarà di qualcun altro; non di questo paese arretrato, sommerso dalla burocrazia e perso in dibattiti pseudopolitici surreali e sconnessi dal mondo in cui viviamo.

Se vogliamo, quello fatto da Barack Obama in un breve video apparso su YouTube a favore della campagna Code.org, è un discorso che arriva pure tardi, dal punto di vista di chi a vario titolo ha smanettato almeno qualche volta con un computer negli ultimi tre decenni, anno più, anno meno.
Il problema non è diventare “geni dell’informatica” (chi scrive non solo non lo è, ma ha anche fondamentalmente smesso di programmare vent’anni fa, datosi che manomettere un po’ di codice HTML ogni tanto e neanche troppo bene non è esattamente considerato programmazione). Ma è capire che alcuni fondamenti dell’informatica possono essere utili per tutti. e soprattutto che si può avere un approccio meno passivo verso la tecnologia ci circonda.

I computer a 8 bit degli anni ’80, i vari Commodore Vic-20, 64, 128, lo ZX81 o lo Spectrum Sinclair, l’Apple II, gli MSX e tanti altri erano macchine che “costringevano” per loro natura l’utente a imparare a programmare: se non altro occorreva il minimo sindacale, i comandi per caricare ed eseguire un programma fatto da altri. In molti casi non bastava inserire una cartuccia. Nei casi peggiori il programma era un pezzo di carta, una pagina di libro o di rivista da copiare a mano, con tutti gli annessi e connessi.

Delirante? Certamente. Eppure, tra un listato e l’altro si imparavano cose che poi restavano, e che sono valide anche ora. Qualche mese fa mi sono trovato a un workshop relativo a Processing e all’arte generativa. Certi comandi di Processing sembrano preso di peso da libri di informatica di 30 anni fa. I concetti sono né più e né meno quelli che erano all’opera in linguaggi come LOGO e BASIC. Può cambiare la sintassi e certamente sono cambiate moltissimo le macchine su cui far girare i programmi. Ma alla base ci sono cose che si facevano venti, venticinque, trenta e più anni fa.
E che si continueranno a fare.

“Non limitatevi a comprate un videogame: CREATENE UNO. Non limitatevi a scaricare l’ultima app: PARTECIPATE ALLA SUA REALIZZAZIONE. Non giocate e basta, col vostro telefono. PROGRAMMATELO.”

Amen. E grazie.