Patriot act: tre anni dopo, l’America si interroga



A pochi mesi dal terzo anniversario della tragedia dell’11 settembre 2001 il presidente statunitense George W. Bush ha ricordato al suo paese l’importanza del controverso provvedimento di legge, che egli vorrebbe naturalmente rafforzare anche in futuro.

Del controverso Patriot act, adottato in fretta e furia dopo gli eventi del nine-eleven, si è discusso molto e di certo si continuerà a parlare. Gli Stati Uniti sono d’altronde solo una fra le molte nazioni che dopo il 9-11 hanno adottato misure simili.
Non è però un caso che Bush abbia scelto questo momento per riparlarne. In gioco ci sono infatti due fattori essenziali: il primo, le imminenti elezioni, che vorrebbero ormai il presidente in carica in un testa a testa con l’avversario democratico John Kerry. Il secondo, il fatto che alcune norme previste dal Patriot act sono a tempo, e la loro scadenza prevista è il 2005.

Il presidente e il Patriot act

Bush ha quindi chiesto di rafforzare la legge da un lato rendendo permanenti le norme transitorie; dall’altro aggiungendo nuovi articoli per blindare ulteriormente il provvedimento e dare nuovo vigore alla guerra al terrorismo.
L’arringa di George W. a favore del decreto è cominciata lunedì 19 aprile, in occasione di una visita ufficiale in Pennsylvania. Il giorno successivo a Buffalo il presidente è tornato a parlare della contestata legge. Il luogo non era affatto casuale: Buffalo è il teatro del processo ai “sei di Lackawanna”, un gruppo di cittadini americani di origine yemenita accusati di aver partecipato a campi di addestramento di Al Qaeda e quindi sospettati di terrorismo. Il caso viene ritenuto esemplare: senza la nuova normativa, forse i sei sarebbero sfuggiti alle maglie della legge.
Secondo alcuni, tuttavia, il fatto sarebbe stato invece gonfiato proprio per motivi propagandistici.

Le critiche di Aclu

Per Anthony D. Romero, direttore esecutivo di quell’Unione americana per le libertà civili che è una delle associazioni più coinvolte nella lotta per una revisione del Patriot act, “il discorso presidenziale è disinformazione pura e semplice”.
In un comunicato datato 22 aprile, l’associazione ribatte punto per punto alle affermazioni del presidente. In particolare si fa notare che molti dei punti previsti dal provvedimento restrittivo erano già coperti da norme esistenti e che le autorità competenti avevano già la possibilità di utilizzare efficaci strumenti contro i terroristi.

Ancora: a parte un 10% di norme la cui validità è transitoria – e la cui scadenza è comunque il 31 dicembre 2005, quindi non proprio tra pochissimi mesi – per Aclu è inesatto dire che il Patriot act scadrà, visto che molte delle sue norme hanno invece già carattere permanente.

Sono stati infine evidenziati i rischi connessi all’introduzione della “presumptive detemption”, in materia di norme sulla detenzione di un cittadino.
Su questa legge esistono critiche anche da esponenti repubblicani oltre che dai democratici: per gli oppositori, sarebbe stato attribuito troppo potere agli agenti federali, trascurando i diritti civili dei cittadini.

I contenuti del provvedimento e il Patriot II

Secondo Aclu “solo 45 giorni dopo gli attacchi dell‘11 Settembre, praticamente senza alcun dibattito, il Congresso ha approvato lo Usa Patriot Act. Molte parti di questa normativa eliminano i controlli sulle autorità di polizia e minacciano quei diritti e quelle libertà per cui stiamo lottando”. Agenzie come l’Fbi possono ora agevolmente accedere a dati personali dei cittadini (dalle cartelle mediche o dagli archivi di biblioteche e istituzioni scolastiche) all’insaputa degli interessati.

È inoltre prevista l’introduzione di un ulteriore provvedimento, noto come Patriot II

che minaccerebbe ancora una volta “i diritti e la libertà di tutti gli americani”. Per questo il mondo delle associazioni continua a chiedere la revisione della normativa e una verifica della sua costituzionalità, prima di passare ad applicare ulteriori norme sugli stessi argomenti.
Già dal luglio 2003 proprio Aclu ha avviato un procedimento presso la Corte distrettuale del Michigan per testare la costituzionalità di alcune parti del contestato provvedimento e lo scorso gennaio un giudice federale californiano ne aveva poi dichiarato incostituzionali alcune norme.

Eff, Fbi e Calea

Un altro ente attivamente impegnato nel tentativo di rivedere la legge è Electronic frontier foundation, che
ha emesso un comunicato riguardante una proposta dell’Fbi volta a estendere la portata di un provvedimento del 1994 sulla sorveglianza delle reti telefoniche, noto con la sigla Calea (Communication assistance for law enforcement act), per renderlo applicabile anche a Internet. Se passasse la proposta dei federali, le intercettazioni in Rete diverrebbero quasi una routine, dato che gli stessi provider sarebbero costretti a installare dispositivi di monitoraggio.
Subito dopo gli attentati del 2001 si parlò del tentativo di introdurre il famigerato software Carnivore per sorvegliare comunicazioni informatiche di ogni genere direttamente presso i fornitori di accesso.
Vista perciò la criticità del momento, i prossimi mesi potrebbero essere decisivi per il tema delle libertà civili. Non solo su Internet e non solo – è il villaggio globale, bellezza – nella “terra delle opportunità”.

Pubblicato su: http://mytech.it/web/2004/04/28/patriot-act-tre-anni-dopo-lamerica-si-interroga/