Peer-to-Peer: la FTC fa “terrorismo”?



Curioso intervento della FTC – la Federal Trade Commission statunitense (di cui abbiamo parlato di recente in merito al caso BurnLounge) – in tema di peer-to-peer. In occasione di una testimonianza dinanzi a un apposito Comitato (House Committee on Oversight and Government Reform), la FTC ha evidenziato alcuni pregi delle tecnologie peer-to-peer, ma ha soprattutto puntato il dito sui rischi per i consumatori.

Se alcune delle argomentazioni appaiono fondate e condivisibili, su altri punti la Commissione sembra aver calcato la mano un po’ troppo. Vediamo più in dettaglio: la presenza di spyware e adware indesiderati nei programmi che si utilizzano per il filesharing è sicuramente una “falla” non da poco, ma questo gli utenti lo sanno, ed esistono pure sistemi che non “vivono” di tali espedienti.

Dati o file “sensibili” possono essere condivisi per errore: non accade molto spesso, ma la cosa è possibile. E – ovviamente – utilizzando il peer-to-peer per scambiare musica e video disponibili commercialmente o materiale pornografico, gli utenti si espongono a tutti i rischi annessi e connessi con tali attività. Le immagini pornografiche, inoltre, possono finire in mano ai minorenni. Tutti rischi che però, in barba alla FTC, molti utenti in cerca di materiale gratuito preferiscono correre comunque…

FTC sembra essersi limitata a “educare” gli utenti in merito ai rischi del P2P e a coordinare attività repressive contro alcuni non meglio specificati operatori del settore che avevano violato le regole.

Se appare sacrosanto consigliare ad esempio di utilizzare programmi antivirus ed anti-spyware, perché invece fare del “terrorismo” sul rischio del condividere “per errore” messaggi di posta privati, documentazione fiscale o cartelle cliniche (cosa che appare abbastanza improbabile visto che la maggior parte dei software P2P sono impostati sullo scambio di audio, video e software, non di documenti o messaggi di e-mail)?

Perché non educare invece anche in merito agli utilizzi positivi del P2P, come lo scambio di materiale su licenza Creative Commons o di Pubblico Dominio o magari autoprodotto, e di pari passo instradare chi cerca altra musica o video “a buon mercato” su siti gratuiti (Revver.com, per esempio) o economici (sito con formule di abbonamento, come eMusic) che contengono materiale libero o comunque autorizzato?

Pubblicato su: http://blog.mytech.it/2007/07/peer-to-peer-la-ftc-fa-terrorismo/