Playlist a fumetti: Thierry Smolderen & Alexandre Clérisse “Souvenir dell’Impero dell’Atomo” (Imaginary Soundtrack compiled by Dj Batman)



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Scritto da Thierry Smolderen e deliziosamente disegnato in stile anni ’50 da Alexandre Clérisse, “Souvenir dell’Impero dell’Atomo” (Bao Publishing, 144 pp., 19 Euro) è un gioiellino grafico zeppo di riferimenti alla fantascienza, all’architettura, all’arte e a tutto l’immaginario di un’epoca.

Sfruttando un personaggio realmente esistito, lo scrittore di fantascienza ed esperto di guerra psicologica Paul Linebarger alias Cordwainer Smith, Carmichael Smith e chi più ne ha più ne metta (sì, aveva anche altri pseudonimi), i due autori costruiscono un’avventura non sempre facile da seguire – a causa dei continui balzi avanti e indietro nel tempo e nello spazio – che vede il personaggio principale coinvolto in trame spionistiche da guerra fredda, in cui si inseriscono personaggi che potrebbero uscire tanto dalla sua fantasia, quanto da uno spaziotempo remoto.

Se la storia a tratti ha lasciato perplesso il sottoscritto – ma gli autori hanno decisamente voluto giocare con la complessa (e confusa) personalità del personaggio a cui si sono ispirati – l’aspetto visivo è fenomenale.

E data la collocazione temporale dela vicenda, dalla Cina degli anni ’20 alla fantascienzadegli anni ’50, fino ad atmosfere esotiche del decennio successivo (il Messico del 1964), ecco una “soundtrack immaginaria” per accompagnare la lettura.

L’immaginario “space age” viene rappresentato dagli strumentali spaziali di Jean-Jacques Perrey (da solo e in coppia con Gershon Kingsley), spesso ricchi di suonini spiazzanti e improbabili e dal pop satellitare (“Telstar”) dei Tornados di Joe Meek. Una spruzzata “exotica” con alcuni brani di Yma Sumac (peruviana, ma parte della sua carriera si svolse anche in Messico, prima del grande successo negli Stati Uniti).

Per le scene che vedono il giovane Paul in Cina nel 1926, invece che puntare su musica tradizionale cinese, è stata scelta “China Boy”, registrazione di Bix Beiderbecke con l’orchestra di Paul Whiteman (che in realtà è del 1929).
Si torna nello spazio con “Mercury, The Winged Messenger”, uno dei “Pianeti” di Gustav Holst, e con un altro pezzo dei Tornados (“Life on Venus”).

Due brani richiamano infine l’architettura dell’epoca e in particolare due strutture realizzate per l'”Expo 58″ di Bruxelles, che appaiono nel volume: “Poème électronique” composto da Edgard Varèse per il padiglione Philips (commissionato a Le Corbusier e realizzato da Iannis Xenakis) e “Atomium” di Karl Bartos (ex membro dei Kraftwerk), unico brano non d’epoca (apre l’album “Off the record”, del 2013) che richiama l’omonimo monumento presente nel parco Heysel e progettato da André Waterkeyn.