Potere a chi ascolta: il webcasting alla prova del diritto d’autore



La guerra sui palinsesti tra le grandi case discografiche e i network radiofonici che offrono via rete palinsesti personalizzabili: il copyright alla prova del digitale

Ma non sono solo le emittenti grandi e piccole già esistenti a poter operare in rete: quello che una volta era per alcuni il sogno di una vita – avere un proprio programma e poter trasmettere ciò che si desidera – diventa una realtà con siti e servizi che consentono la creazione di trasmissioni “personalizzate” come Live365; alcuni indicano tale modalità di trasmissione con il termine unicasting. Si parla anche di narrowcasting, ossia una via di mezzo tra il palinsesto preconfezionato e quello totalmente o quasi personalizzato: programmi “di nicchia” per target ben definiti.

   
Noti siti musicali come Mp3.com offrono la possibilità di creare delle playlist che fungono da radio virtuali (non a caso sono denominate Stations) che contengono solo i brani musicali desiderati o solo quelli di un certo genere. Così ognuno può scegliere il “canale” desiderato o crearlo in base alle proprie personali preferenze. Spesso non si tratta né di radio in senso letterale né di trasmissioni in diretta (il sito “assembla” in una playlist il materiale precaricato).

   
E grazie al simulcasting, una piccola emittente locale può essere ascoltata in tutto il mondo e scoprire di avere ascoltatori affezionati all’altro capo del pianeta. Da notare che fino a qualche anno fa con “simulcasting” si intendeva tutt’altro: la trasmissione simultanea da parte di un’emittente radio della colonna sonora (solitamente in stereo) di un programma televisivo. Il tutto per consentire di godersi in stereofonia un programma musicale pur avere un apparecchio televisivo mono (azzerando ovviamente il volume della tv!) oppure per ottenere un curioso effetto di “doppiaggio” delle immagini tv con un nuovo sonoro (ricordate le imprese radiofoniche della Gialappa’s Band durante varie edizioni dei Mondiali di Calcio?).

   
Il fenomeno webcasting (termine che indica nel suo complesso la radio via rete) sta assumendo proporzioni non trascurabili; ovviamente, case discografiche e società di autori non potevano stare a guardare; in America, provvedimenti legislativi come il Digital Performance Right in Sound Recordings Act (Dpra) del 1995 e il Digital Millennium Copyright Act (Dmca) del 1998 – pur con tutte le loro limitazioni e con lo strascico di polemiche da parte di utenti della rete e broadcaster stessi – sono i primi a menzionare esplicitamente e a dar regole a questo settore. In questo scenario, da un lato si fa sentire la potente Riaa (Record Industry Association of America) che raggruppa i discografici; dall’altro le si contrappone un’altra organizzazione di categoria: la Nab (National Association of Broadcasters). Come sempre, l’apparizione di nuove tecnologie da adito a timori di vario genere e a dispute per questioni legate al copyright, tuttora in corso.

   
Infine, forum di appassionati ma anche siti commerciali come R U Sitting Comfortably riesumano e rendono disponibili molti vecchi programmi radiofonici, talvolta disponibili anche in versioni rimasterizzate e trasferite su cassetta o Cd. Ci sono siti davvero per tutti i gusti: da quelli “generalisti” come RadioSpirits.com fino a cose come Superman Radio che ripresenta i vecchi radiodrammi dedicati al popolare eroe dei fumetti.

   
Così, oltre alla possibilità di ascoltare le più incredibili stazioni radio di tutto il mondo, il Web dà spesso la possibilità di riascoltare o addirittura scaricare vecchi spezzoni di storici show o le voci di personaggi che hanno fatto la storia.

   
Il cerchio si chiude e la radio tutt’altro che “uccisa” dal video, continua la sua corsa nel nuovo secolo. Anche con l’aiuto di Internet.

Pubblicato su: http://mytech.it/unmapped/2001/12/20/potere-a-chi-ascolta-il-webcasting-alla-prova-del-/