SIAE: un rimedio tardivo al problema del bollino?



Recita un comunicato SIAE datato 21 aprile 2008: “Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di concerto con la Presidenza del Consiglio, ha trasmesso all’Ispettorato tecnico dell’Industria del Ministero dello Sviluppo Economico la normativa concernente il contrassegno SIAE. Il Ministero dello Sviluppo Economico, competente in materia di notifica di regole tecniche, sta provvedendo alla notifica alla Commissione Europea.

Si chiarisce così una vicenda che ha portato a sentenze che avevano depenalizzato chi, di fatto, non apponeva il bollino sui supporti contenenti opere tutelate. Le sentenze erano frutto della mancata notifica all’Unione Europea da parte dello Stato italiano della normativa sul contrassegno SIAE considerato ‘regola tecnica’ dalla Corte di Giustizia Europea.”

Il contrassegno SIAE, già oggetto di controversie per altri motivi in passato (si pensi ai supporti contenenti software opensource e di pubblico dominio) si era trovato ad essere “abolito” di fatto, dopo una serie di pronunciamenti anche della nostrana Cassazione (n.13810, 13816 e 13853 ), che originavano dal caso di una ditta che aveva distribuito in Italia supporti cd-rom contenenti opere pittoriche tutelate, privi del noto contrassegno, conclusosi con la cosiddetta “Sentenza Schwibbert“, che assolveva il legale rappresentante della società da ogni accusa.

Da notare peraltro che per i suddetti cd, importati dalla Germania e privi di bollino, il signor Schwibbert “era in possesso delle necessarie autorizzazioni”, pertanto non c’era un’accusa di aver riprodotto abusivamente le opere, ma solo la mancanza del contrassegno SIAE.
Se la mossa di cui abbiamo appena dato notizia in teoria dovrebbe sanare il tutto e consentire alle sedi SIAE che rilasciano i bollini di proseguire con la propria attività senza scossoni o modifiche di rilievo, in realtà non è tutto così semplice.

La normativa europea che richiedeva la notifica alla Commissione risale al 28 marzo 1983. All’epoca non esisteva neppure il bollino come lo conosciamo oggi, ma si applicava un suo antenato, il famigerato “bollo rosso”, un timbrino di color rosso porpora, che nei primi anni ’90 fu peraltro ampiamente utilizzato per legalizzare bootleg di ogni sorta, grazie a una sorta di “vuoto” legislativo in merito alle registrazioni dal vivo.
Da allora il contrassegno è cambiato almeno tre volte. Tappare un buco con venticinque anni di ritardo sembra un rimedio un filo tardivo; se SIAE e Ministero sembrano sicuri di aver così posto un rimedio al problema, resta da vedere come verrà recepita la mossa a livello europeo…

Immagini: sede della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, Lussemburgo: immagine tratta da http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Europ%C3%A4ischer_Gerichtshof.jpg?uselang=it e distribuita sotto GNU Free Documentation license.

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