Spotify & gli altri: la musica cambia?



Streaming musicale online: grandi manovre (anche finanziarie) in casa Spotify; intanto crescono i concorrenti, tra cui spicca Deezer

Spotify “is here to stay”, potremmo dire.

Il servizio musicale di origine svedese – non ancora lanciato sul mercato USA – dovrebbe essere ormai una delle poche certezze del volubile circo della musica online. Se è ancora lontana dal verificarsi la situazione di uno Spotify addirittura più importante a livello economico di Apple iTunes per musicisti ed etichette discografiche (caso che a quanto pare si è verificato per ora solo in Svezia, che come è noto non è comunque uno dei mercati chiave per la discografia…) è indubbio che ora Spotify sia per gli utenti una immensa risorsa di musica fruibile spesso (non sempre, attenzione… ora vedremo perché) a livello gratuito. E per gli operatori del settore una nuova fonte di introiti. Che sono sì irrisori, se si considera il singolo play (pagato una frazione di centesimo) ma che aumentano di giorno in giorno in maniera costante al crescere degli utenti e del “pool” di introiti da ripartire.

Per la verità, il modello ad-supported sta mostrando i suoi limiti, anche se Spotify non lo ammetterà mai apertamente. Di fatto, però, da qualche tempo la versione illimitata con spot quasi non esiste più. C’è una versione Free, gratuita, illimitata e con spot, ma richiede un invito. La versione denominata “Open” è per tutti, senza invito e ancora con spot, ma è limitata a 20 ore al mese.

I messaggi pubblicitari non erano evidentemente abbastanza da coprire gli utilizzi fatti da milioni di utenti e magari lasciare anche un profitto per la casa madre.

 

Nuove formule per il successo

Gli abbonamenti sono ora stati ristrutturati: limitati i gratuiti, è stato però ridotto il prezzo della versione Premium: così, in Gran Bretagna, ad esempio, con 4,99 sterline adesso si accede alla modalità Unlimited, che a dispetto del nome è una Premium con meno funzioni. La cifra di 9,99 rimane per la Premium “completa”, che tra i vari bonus presenta contenuti esclusivi, migliore qualità audio, e soprattutto modalità offline per suonare su computer e telefono i propri brani anche senza essere connessi alla Rete.

E la funzione “unlimited travel“: in pratica se viaggiate fuori dal paese d’origine oltre 14 giorni, il programma standard si blocca (per evitare accessi abusivi in massa fuori dai paesi in cui Spotify è autorizzato ad operare). Se però per qualche motivo viaggiate molto e prevedete di non rientrare in UK per oltre due settimane, con questa opzione di “viaggio illimitato” il jukebox celestiale continuerà a funzionare imperterrito che vi troviate in Giappone, in Australia o quant’altro.

Con il nuovo schema, comunque, gli abbonati paganti sono aumentati e il servizio sembra cominciare a ingranare davvero.

Ed è di questi giorni una notizia clamorosa: a febbraio nell’azionariato di Spotify è entrato Sean Parker, già cofondatore del Napster originale nel 1999 (con Shawn Fanning) e poi CEO di Facebook. Insomma la società è appetibile per gli investitori e grazie a quest’ultimo ingresso il valore di mercato di Spotify è ora alla ragguardevole cifra di 300 milioni di dollari.

 

Deezer: siamo noi l’anti-Spotify

Da notare che comunque se Spotify cresce e allo stesso tempo alcuni nomi tradizionali della musica online si trovano in difficoltà (Rhapsody e Napster in primis) ci sono concorrenti che affilano le armi.

Uno di questi è il francese Deezer che, nato come un servizio quasi-pirata (si chiamava Blogmusik e permetteva tra l’altro a chiunque di caricare brani anche commerciali), adesso ha un ragguardevole catalogo di 7 milioni di brani legali, accordi con label importanti e una versione premium. E per lo stream gratuito (peraltro possibile dall’Italia a differenza di Spotify) non occorre installare alcun client: basta il browser, dal quale si possono agevolmente cercare artisti o ascoltare stazioni radio. Una delle funzioni più carine è la “SmartRadio“, ossia un’emittente a tema con musica attinente a quella di un determinato artista. Così una SmartRadio presente sulla pagina dedicata ai Beatles presenterà brani di interviste al quartetto (la musica dei Beatles come è noto non è disponibile in mp3 e simili, con rare eccezioni…) ma anche brani di Yardbirds, Turtles ed Oasis, mentre la SmartRadio dei KLF parte con una recente rielaborazione di uno dei loro successi per poi continuare con una sfilza di nomi illustri della musica elettronica. E via dicendo.

Da notare che se Deezer manca ancora di molto materiale importante (non esistono originali di Queen, Michael Jackson, Madonna, Lady Gaga e chissà che altro) è presente una partnership con iTunes (ci sono link allo store Apple su ogni pagina e si possono così acquistare le versioni scaricabili dei pezzi preferiti). Spotify ha un repertorio migliore, a prima vista, e dispone sì di una analoga partnership per lo scaricamento, ma con il meno prestigioso e fornito 7digital.

Un problema comune a entrambi i servizi è quello dell’aggiornamento: Spotify dopo oltre un anno non ha ancora integrato tutto il ricco catalogo di CD Baby (oltre 2 milioni di brani) ed è spesso lentissimo a inserire novità che non siano di artisti major (gli artisti indipendenti tramite CD Baby o Tunecore spesso invece riescono ad apparire nel giro di poche settimane o addirittura pochi giorni in siti come iTunes, Amazon ed eMusic); d’altro canto Deezer – per fare un banale esempio – ha già uno dei tormentoni da ballare dell’estate: “Splendido” di Riva Starr featuring Donatella Rettore. Ma non dispone del successo planetario del momento “We No Speak Americano” del duo australiano Yolanda Be Cool.

Se a ciò aggiungiamo che Rhapsody in pratica offre un accesso ora molto simile all’offerta di Spotify (9.99$ mensili, per il mercato USA) è evidente che il terreno per uno scontro diretto fra alcuni di questi nomi è ormai pronto.

Ancora una volta, la musica online si trova in una fase di transizione: gli ultimi mesi del 2010 e l’inizio del prossimo anno potrebbero riservare in tal senso non poche sorprese.

(Si ringrazia Nicola D’Agostino per la collaborazione)

[Pubblicato su Mytech]