Storia di isole, tasse e vendite online



Il tema non è nuovo; se ne è parlato a più riprese nell’arco degli ultimi due anni: le Isole del Canale (Channel Islands) sono una specie di piccolo paradiso fiscale collocato geograficamente in Europa e e politicamente alle dipendenze della Corona britannica, ma allo stesso tempo fuori dall’Unione Europea e dalla normativa fiscale sia inglese che comunitaria.

Nel 2005 qualcuno aveva fatto notare che grandi rivenditori online di prodotti come CD e DVD ma anche altro (alimentari e lenti a contatto, tra l’altro) avevano messo piede nelle isole di Jersey e Guernsey perché non esistendo IVA sui prodotti di valore inferiore a 18 sterline potevano offrire lo stesso prodotto a prezzi notevolmente più bassi (17,5% in meno), con un giro collegato all’importazione e riesportazione di prodotti per la maggior parte di provenienza britannica e diretta a clienti anch’essi sudditi di Sua Maestà.

Non si trattava di anonimi soggetti che avevano scoperto il trucco e si erano inseriti furbescamente sul mercato ritagliandosene una piccola fetta, ma di grandi distributori legati a noti siti Internet o popolari catene di negozi come Woolworths, Tesco, Amazon ed HMV.

Per alcuni piccoli negozi del Regno Unito la cosa rappresentava non solo una batosta, ma anche una beffa clamorosa: comprare online dal sito Tesco a volte costava al pubblico meno del prezzo pagato all’ingrosso dal piccolo commerciante specializzato.

Da qui prima una campagna supportata tra l’altro dallo scrittore Nick Hornby (autore di “Alta Fedeltà”, romanzo incentrato sul proprietario di un negozio di dischi) e poi una serie di pressioni che avevano portato nel corso del 2006 la stessa isola di Jersey ad intimare a molti grandi distributori a lasciare l’isola entro 12 mesi (ma poco sembra essere finora cambiato).

Secondo il Forum for Private Business che riporta dati della pubblicazione inglese “Which?”, il “VAT loophole” (la “scappatoia dell’IVA”, come è comunemente noto il problema) farebbe più danno al mercato dei supporti musicali di quanto non ne faccia la musica online.

Se è vero che il mercato dei download legali è in crescita, è pur vero che i grandi nomi con base nelle Channel Islands macinano profitti da capogiro offrendo prodotti a prezzo contenuto; per non perdere clienti i negozi tradizionali inglesi abbassano i loro prezzi (il prezzo dei CD musicali in Gran Bretagna è risultato decisamente il più basso in un confronto fatto con lo stesso prodotto venduto in Francia, Germania e Irlanda) e però – non avendo agevolazioni sull’IVA – riducono i margini di profitto aumentando i propri rischi. In questa frenetica rincorsa, qualcuno – inclusi grandi distributori di DVD, supporto tutt’altro che in crisi – ha già chiuso bottega, non riuscendo a reggere la concorrenza delle vendite online a prezzo stracciato.

Il tutto senza considerare gli enormi danni al fisco britannico, che vede dileguarsi annualmente le imposte altrimenti dovute su un enorme volume di vendite.

Lo scorso anno circolarono voci relative ad Apple: la Mela aveva cessato di vendere dal proprio “store” britannico a clienti residenti nelle Isole del Canale per annunciare la probabile apertura di un negozio a loro dedicato. Fin qui pochi sospetti: hardware e software Apple sono normalmente ben al di sopra del limite delle 18 sterline, e le intenzioni della casa non sembravano il voler sfruttare il “buco” per fornire clienti inglesi, ma bensì vendere a residenti delle Isole senza costringerli a pagare l’imposta che obbligatoriamente avrebbero versato effettuando ordini dal sito Apple inglese.

Secondo le voci di cui dicevamo, i download di iTunes sarebbero ricaduti alla perfezione nel “VAT loophole”. Apple, però, si affrettò a smentire le voci in merito ad iTunes.

Al momento, sono tuttora in corso azioni per convincere i parlamentari del Regno Unito a chiudere il “buco” e cercare di limitare i danni, possibilmente entro il mese di marzo, durante il quale sarà stabilito il “Budget 2007” dello stato.

Pubblicato su: http://blog.mytech.it/2007/01/storia-di-isole-tasse-e-vendite-online/