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Meebo, addio alle chat room

Un nome dal business model variabile e spesso incerto; una serie di chat discretamente frequentate; l’annuncio della chiusura delle chat, ufficialmente quasi senza motivo. Perché Meebo abbandona le chat room?

Esiste dal 2005 ma non ha mai sfondato, nonostante negli anni abbia avuto capitali e finanziatori di tutto rispetto (tra questi ultimi Sequoia Capital e Time Warner). Chi lo conosce associa il suo nome all’instant messaging e a stanze di chat sparse qua e là per la Rete grazie all’embedding.

Stiamo parlando di Meebo, che dallo scorso 9 agosto non consente più la creazione di chat room private dal proprio messenger, né di stanze pubbliche di cui poi fare l’embed suoi propri siti.

Se Meebo Messenger non sarebbe di per sé una cattiva idea (consente di chattare con tutti i propri contatti su vari network come AIM, Yahoo, Windows Live Messenger, Google Talk e via dicendo) va detto che intanto esistono altre applicazioni che fanno lo stesso; e inoltre, bisogna pur ammettere che spesso chi conosce questo nome ha incontrato durante la propria navigazione non l’IM di Meebo ma una qualche finestra di chat realizzata in embed grazie alle Meebo Rooms.

Già lo scorso anno un primo taglio alle suddette “stanze“. Che la community non ha proprio compreso, provocando una seria emorragia di utenti.

Ufficialmente, era come se Meebo volesse concentrarsi su alcune funzioni, e le chat room non rientrassero più in questi piani.

In effetti il servizio attuale sembra proporsi come un misto di messaggistica, social network e barra per messaggi pubblicitari, nel tentativo di creare un mix tra una piattaforma di advertising e le funzioni social così diffuse ed apprezzate di questi tempi. Non manca la presenza sui più popolari smartphone, con app dedicate per iPhone, Android e BlackBerry, che potrebbero essere i prodotti più interessanti; ma questi continui aggiustamenti e cambi schizofrenici risultano in un business model altalenante e incerto. Col a rischio di mettere su qualcosa che potrebbe non piacere né agli utilizzatori, né agli inserzionisti.

Come dicevamo, da agosto non si possono più creare nuove stanze; a il 4 ottobre 2011, la chiusura definitiva di tutte le chatroom ancora attive. Sembra un po’ un “seppuku” digitale, un suicidio online poco comprensibile. Le motivazioni sono ancora nebulose.

Il comunicato ufficiale non dice molto:

Siamo spiacenti di comunicarvi che abbiamo deciso di chiudere il prodotto Meebo Rooms. Non è una decisione presa con leggerezza. In Meebo creiamo prodotti che collegano le persone ai propri interessi e ad altre persone che condividono gli stessi interessi, e siamo giunti alla convizione che le Meebo Rooms non ci aiutino più a raggiungere al meglio quegli obiettivi. 

Noi una mezza idea ce l’avremmo. Needaddys è un sito dove persone in cerca di contatti si scambiano indirizzi generalmente per MSN o altri programmi di messaggistica o social network come Bebo e Facebook. E’ frequentato per la maggior parte da utenti britannici e la chat room altro non è che un embed realizzato con Meebo. Entrando nella stessa, si può leggere un messaggio che avverte come non essendo moderata la chat, la stessa potrebbe presentare contenuti non adatti ai minori di 18 anni. Di fatto, entrando in una stanza teoricamente riservata agli adulti, si può notare che oltre il 90% degli utenti abbia un’età media di 15 anni, con picchi verso il basso anche di 11-12 anni.

Una situazione potenzialmente pericolosa. E’ probabile che qualcuno abbia pensato che moderare un fenomeno del genere, su vasta scala, sia praticamente impossibile. E che Meebo abbia deciso di “amputarsi” questa parte piuttosto che spendere notevoli risorse per ristrutturare il servizio e creare sistemi di verifica del’età e dell’identità dei propri utenti oppure aree separate per minorenni e maggiorenni, come avviene in alcuni servizi di chat e mondi virtuali.

[Pubblicato su Mytech http://mytech.it/web/2011/09/05/meebo-addio-alle-chat-room/]