Timothy Leary nel “sepolcro digitale” di etoy



Arriva finalmente a concretizzarsi un progetto di cui si parla da molto e del quale – in perfetto stile etoy – grazie all’utilizzo di termini tecnologici e di linguaggio stile “ufficio marketing di una megacorporazione” si era capito ben poco: Mission Eternity (“nome in codice” abbreviato in una “m” seguita dal simbolo di “infinito”: M∞).

Di quest’ultima “missione” dell’incredibile gruppo di artisti/capitalisti/cospiratori con base in Svizzera (difficile definirli in modo più preciso e sintetico, temo…) si sapeva che avrebbe avuto a che fare con un tema che da sempre attanaglia l’essere umano: la morte.

I dettagli noti finora prevedevano la presenza di “test pilots”, piloti di una sorta di capsula virtuale che ne avrebbe perpetuato la memoria; di un “sarcofago” tecnologico di qualche tipo; di “angeli”, addetti alle varie funzioni operative della missione.

Insomma, tra il macabro, il misterioso e il fantascientifico, con l’obiettivo di creare qualcosa che sconvolga e faccia riflettere. Ma cosa?

Su Mytech accennammo alla cosa quasi due anni fa. Oggi, il progetto – già vincitore dello Switch Innovation Award 2006 – si concretizza in maniera clamorosa.

Nel corso dello Tweakfest di Zurigo, lo scorso 24 maggio, le prime ceneri – otto grammi – di un “pilota” sono state integrate nel “Terminus”: un blocco di cemento, ceneri e componenti elettronici, con tanto di codice alfanumerico e semantico, che viene inserito nel “Sarcophagus” (un comune container opportunamente modificato dagli agenti di etoy) come collegamento diretto tra l'”Arcanum Capsule” – la memoria digitale del defunto – e i suoi resti mortali. Il Terminus appare come un pixel “morto” inserito nell’installazione multimediale che è il sarcofago; la capsula contiene dati accessibili con telefonini e web browser.

Primo ad avere questo onore, Timothy Leary. Scomparso undici anni fa a causa di un cancro alla prostata, il psichedelico autore-icona della controcultura si era decisamente interessato anche al tema della morte: nell’ultimo scorcio della sua vita, contattò tra l’altro la fondazione Alcor Life Extension per farsi ibernare; in seguito optò per la cremazione, e i suoi resti furono distribuiti a parenti ed amici. Una parte delle sue ceneri fu lanciata nello spazio, su un razzo che orbitò per sei anni attorno alla Terra prima di disintegrarsi al contatto con l’atmosfera.

Se è appropriata quindi la scelta delle ceneri di Leary per inaugurare il sepolcro digitale (a proposito: essendo un container, l’opera-mausoleo è destinata a viaggiare in eterno…) qualcuno si chiederà che fine ha fatto l’arzillo vecchietto che si era reso disponibile nel 2005 per il progetto: Sepp Keiser – pioniere della diffusione dei microfilm e delle fotocopiatrici, attore e uomo d’affari ormai ottantaquattrenne – è ancora vivo e vegeto, nonostante la sua “Arcanum Capsule” con un giga di dati (documenti, foto, interviste, registrazioni vocali) sia pronta e il contratto per il trasferimento dei suoi resti ad etoy sia già stato sottoscritto.

Forse, partecipando all’incredibile operazione e “digitalizzando se stesso”, Keiser – uomo che ha dedicato buona parte della sua vita all'”arte di copiare” – ha trovato il modo di esorcizzare la morte e – perché no – beffarla, magari anche per un bel po’ di tempo.

Immagini tratte da:  http://www.flickr.com/photos/chregu/513241453/in/set-72157600263717353/ (immagine della preparazione del Terminus con le ceneri di Timothy Leary, scattata e pubblicata da Chregu e qui riprodotta con licenza Creative Commons), www.switch.ch/it/award/winner2006.html (Sepp Keiser).

Pubblicato su: http://blog.mytech.it/2007/05/timothy-leary-nel-sepolcro-digitale-di-etoy/