Twitter: influenza suina, troppe chiacchiere dai microblogger?



L’emergenza “influenza suina” scoppia in Messico e il 2% del traffico giornaliero di Twitter è dedicato all’argomento. Non staremo un attimo esagerando? Sono in molti a cominciare a chiederselo…

Twitter: come molte altre cose, può essere utile, inutile o persino dannoso. Se ne fanno gli usi più disparati: per le aziende, per promuovere il proprio gruppo musicale, per fare campagna elettorale o per un a miriade di altre cose; o semplicemente per tenersi in contatto con amici e parenti.

Chi scrive onestamente non è entusiasta dell’utilizzo stile “ore 9: sto dando da mangiare al gatto” (al resto del mondo interessa davvero cosa state facendo voi e il vostro animale da compagnia? ;)) ma è innegabile che in alcuni casi Twitter si sia rivelato più che utile.

Quando nel 2007 la California veniva colpita da incendi devastanti, lo utilizzavano i pompieri del Los Angeles Fire Department (che lo usano tuttora).

E a novembre 2008 la CNN affermò che i social media erano “diventati adulti”, quando Twitter si trovò a essere utilizzato da moltissime persone – giornalisti ma anche semplici passanti e testimoni – nel corso dei drammatici attacchi terroristici di Mumbai, in India.

Ovvio che quindi nel momento in cui si verifica quella che sembra delinearsi come un’altra emergenza internazionale – l’epidemia di “influenza suina” in Messico – divenga argomento di “twitteraggio”, ma in qualche caso nel modo peggiore.

Paranoia via Twitter?

Molte persone – magari del tutto in buona fede – diffondono informazioni imprecise o semplicemente contribuiscono a diffondere il panico.

In Rete, si sa, c’è di tutto. Ma se non c’è nulla di male a leggere siti informativi dedicati alla salute, chi scrive non si affiderebbe a Wikipedia per autodiagnosticarsi alcunché, ma farebbe ricorso a un medico in caso di problemi di salute di qualche tipo.

Perché allora, ad esempio, messaggiare amici (o fan) dicendo di non mangiare carne di maiale, quando nessun allarme ufficiale in tal senso è stato diramato da alcuna organizzazione?

Qualche buon esempio…

Interessante il pezzo di John D.Sutter su CNN.com che fa il punto su quanto sta accadendo e sull’affidabilità di Twitter o di altre fonti online in questo tipo di situazioni. E si scopre così che non c’è solo chi sparge informazioni non proprio affidabili; c’è chi anche stavolta fa il suo lavoro e usa Twitter per comunicazioni ufficiali, come fanno i “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC) che ad esempio consigliano di evitare i viaggi non essenziali in Messico. E tra i tanti post, riferiscono di 20 casi negli Stati Uniti (uno dei quali con ricovero ospedaliero) tutti “fully recovered”, completamente guariti. Il che è decisamene tranquillizzante (ma ovviamente fanno molta più notizia gli oltre 150 morti in Messico delle 20 guarigioni negli USA…).

Sutter cita tra l’altro Brennon Slattery di PC World, che definisce Twitter come “una fonte di informazioni incredibilmente inaffidabile”.

Per fortuna, oltre al citato esempio del CDC, ce ne sono anche altri: usa Twitter l’inviato speciale di CNN in Messico, il noto Dr. Sanjay Gupta: che oltre a postare brevi corrispondenze e immagini da una Mexico City spettrale e abbastanza surreale, senza voler sottovalutare il problema sembra volerci riportare alla realtà: “circa 36.000 persono muoiono ogni anni di influenza nei soli Stati Uniti. Ricordatevelo quando leggete dell’influenza suina”.

Auguriamoci quindi che dei social media se ne faccia uso sì, ma in maniera intelligente.

Pubblicato su: http://mytech.it/web/2009/04/28/twitter-influenza-suina-troppe-chiacchiere-dai-mic/