C’è chi dice no



Per concludere la nostra indagine resta da raccontare di una persona: un altro membro del Congresso Usa, forse non a caso donna anche lei e quindi degna controparte di Mary Bono.

Il 4 marzo 2003 Zoe Lofgren propone il suo Balance Act (dove Balance sta per “Benefit Authors without Limiting the Advancement or Net Consumer Expectations”).

La proposta, non nuova e già in passato critica da gruppi pro-copyright, prevede tra l’altro di considerare “la trasmissione analogica o digitale” come uno dei possibili modi di riproduzione di un’opera nell’ambito della dottrina del fair use e di introdurre numerose modifiche al Dmca, ampliando i diritti degli utenti. A fine giugno, ancora Lofgren (stavolta assieme a un altro deputato, John Doolittle) arriva a proporre una norma per estendere il Pubblico Dominio: si tratta del Public Domain Enhancement Act che tra l’altro prevede il rinnovo del copyright mediante il pagamento di una simbolica tassa di un dollaro per opera alla scadenza dei primi 50 anni dalla prima pubblicazione.

Se il titolare dimentica di effettuare il rinnovo, l’opera entra nel pubblico dominio.
«I nostri Padri Fondatori compresero che la società ha interesse alla libera circolazione delle idee, delle informazioni e del commercio. Ecco perché il copyright non dura in eterno. Questa legge infonderà nuova vita a vecchie opere: storie, canzoni, immagini e filmati dimenticati e non più pubblicati, letti, ascoltati o visti. È il momento di restituire al pubblico questi tesori» – dichiara Zoe Lofgren.

E chissà che questa donna non riesca con le sue coraggiose proposte a sconfiggere la visione di Mary Bono, Jack Valenti e soci.

Pubblicato su: http://mytech.it/unmapped/2003/09/17/ce-chi-dice-no/