Il nuovo Napster somiglia a Frankenstein



La bolla speculativa della new economy ci aveva abituato a flop della Rete di ogni foggia e dimensione; eppure, la chiusura di un sito come Mp3.com – o almeno la fine della sua più nota incarnazione – non è certo cosa di tutti i giorni.

Per alcuni si è trattata della diretta conseguenza di una serie di “cattivi affari” conclusi da Vivendi Universal; ma pochi sanno che c’è dietro ben altro.

In un articolo apparso di recente nella rubrica settimanale Michael’s Minute, un tempo pubblicata proprio su Mp3.com e oggi su Lindows.com, il fondatore e “uomo immagine” di entrambe le società, Michael Robertson, svela alcuni interessanti ed inediti retroscena.

Innanzitutto, la fine di Mp3.com viene dipinta come “un museo digitale distrutto da un incendio”, data la prevista sparizione dei contenuti musicali (Cnet ha rilevato solo marchio, domain e poco altro); il sito – partito sei anni fa in una stanza dell’abitazione di Robertson era divenuto il più importante contenitore musicale della Rete, con un milione di brani di 250.000 artisti diversi, dai più noti agli emeriti sconosciuti.

Un bel giorno, anche grazie all’avvenutura del servizio my.mp3.com, che suscitò le ire delle major perché consentiva di “caricare” in una sorta di album digitale i propri dischi disponibili commercialmente ed ascoltarli on line, Mp3.com si trovò in difficoltà, accerchiata da case discografiche e sentenze sfavorevoli. Nel 2001 l’acquisizione da parte di Universal, a fine 2003 la cessione a Cnet.

Ed ecco la clamorosa rivelazione di Robertson: «Gli amanti delle cospirazioni hanno affermato pubblicamente che l’intenzione di Vivendi Universal era sin dall’inizio di chiudere Mp3.com, eliminando il formato Mp3 e la collezione digitale delle opere dei vari artisti; questa idea è del tutto priva di senso. Non si spendono quasi 400 milioni di dollari per acquisire un qualcosa che si intende distruggere». E così, Vivendi ha in realtà sparpagliato nel proprio impero sia gli uomini che le tecnologie di Mp3.com: le campagne promozionali via e-mail ma anche la gestione dei master discografici del gruppo vengono ora effettuate con ciò che un tempo era parte dell’architettura del sito. E non è tutto: lo “scheletro” di my.mp3.com è stato impiantato in Pressplay (servizio di subscription lanciato da Sony e Universal e poi ceduto a Roxio). E Roxio sta usando Pressplay come base per Napster 2.0 (!)

Lo scenario risultante è in pratica un Mp3.com “donatore di organi” che continua a vivere sotto tante altre forme; e un Napster-frankenstein assemblato con pezzi dei servizi musicali più disparati. Folle e allo stesso tempo geniale.

In tutto questo, però, Robertson fa notare che l’unico pezzo pregiato dimenticato è proprio l’ampia discoteca digitale del vecchio sito; VU non ha neppure concesso ad Archive.org di preservarla per i posteri. L’articolo di Robertson era stato scritto anche nella speranza di sollecitare VU o Cnet a fare qualcosa per il salvataggio di questo materiale.

A questo punto dobbiamo documentare un fatto inatteso verificatosi negli ultimi giorni di vita di Mp3.com: i titolari delle pagine dei vari artisti sono stati letteralmente bombardati da un’ondata di messaggi spediti tramite il sito stesso da diverse società che intendono cogliere la palla al balzo e lanciare nuovi servizi (Zonkmusic, Audiostreet, Museeks, Primetones, Artistopia) o rilanciarne di vecchi (Ampcast).
Alcuni saranno a pagamento anche per gli artisti, altri del tutto gratuiti.
In rete, lo spam va spesso a braccetto con la morte di qualcosa: si pensi a certi newsgroup in cui la discussione affoga in ondate di messaggi commerciali inutili e dannosi, fino ad annullarsi del tutto. Questa di Mp3.com è stata una coincidenza quantomeno curiosa.

Vale comunque la pena spendere qualche parola su alcuni di questi siti: dietro Zonkmusic c’è Bjorn Lynne, nome già noto ai frequentatori di molti siti musicali, in quanto artista indipendente da tempo dedito ad autodistribuirsi in formato digitale. Questo sito propone la vendita di EP e album in formato Mp3. Ampcast esiste da anni e già in passato ha provato a scalzare Mp3.com; ma a un certo punto sembrò essersi fermato in quanto i suoi servizi a pagamento non riuscirono ad attrarre più di tanto i musicisti indipendenti. Audiostreet è inglese, vende dischi e dvd commerciali, e tra i suoi album digitali si trovano anche master di una major come Emi.

Uno dei più promettenti sembra Primetones: qui lavora David Blumberg, già “Nma promoter” (una sorta di agente/promotore di artisti indipendenti) su Mp3.com e quindi gestore di numerose pagine. Storicamente, Blumberg è stato quasi sempre in testa alla classifica dei Nma promoter da quando questa figura fu inventata dal sito di Robertson. Secondo l’agenzia Reuters, il Ceo di Primetones, Martin McGregor, conferma trattative in corso con Vivendi per il salvataggio dell’archivio di brani di Mp3.com. Al momento, però, tutto è ancora da definire.

In chiusura, cosa farà Cnet con quanto ha appena acquistato?
www.Mp3.com, come previsto, pare destinato a diventare un servizio soprattutto informativo; Cnet dopotutto gestisce già siti del genere dedicati a tecnologia, videogame ed altro, quindi si sente pronta a gestire una testata analoga di argomento musicale. Ma i servizi per musicisti indipendenti non dovrebbero sparire del tutto: qualcosa di nuovo in questo settore verrà realizzato all’indirizzo music.download.com, sito che probabilmente verrà dedicato alla pubblicazione e diffusione di Mp3 gratuiti a scopo promozionale.

(Si ringrazia Nicola D’Agostino per la collaborazione)

Pubblicato su: http://mytech.it/web/2003/12/05/il-nuovo-napster-somiglia-a-frankenstein/