Jennifer Anderson: la ragazza che era dappertutto



Jennifer Anderson è ovunque: o meglio è una serie di sue immagini di oltre un decennio fa a comparire da anni nei posti più disparati.

“Sono famosa, ma riesco a malapena a pagare le bollette”, diceva sul suo blog in paio d’anni fa.
La storia di Jennifer emerge nel 2004 quando, dopo che curiosamente due note marche di computer si sono ritrovate a utilizzare in pubblicità e siti web la foto della stessa ragazza, un giornalista dell’Inquirer decide di indagare e il sito comincia raccogliere una lunga serie di segnalazioni.

Jennifer studentessa con lo zaino o pensierosa con una penna tra le dita; da sola o in mezzo ad altri ragazzi: pochi scatti che si ripetono all’infinito in pubblicità, copertine di libri a sfondo religioso, quaderni, siti web (incluso uno che faceva campagna per i Repubblicani, per i quali la diretta interessata non sembra invece avere simpatie…) e infinite altre situazioni.

Jennifer non si è arricchita, eppure è tutto regolare: è il mondo della “stock photography” e delle immagini “royalty-free”. Si viene pagati per un servizio, le immagini finiscono in un grande archivio – nel caso di cui stiamo parlando, Getty Images – e grazie a cd-rom e siti web, arrivano poi a basso costo agli utilizzatori finali: grafici, pubblicitari e via dicendo. Nient’altro è dovuto a chi aveva partecipato a quegli scatti.

La Jennifer di 10 anni fa, ritratta dal fotografo Doug Menuez, incarnava dunque il perfetto ideale di studentessa ventenne? O nel mondo di chi fa uso di questo tipo di immagini per lavoro c’è un sacco di gente pigra e con poca fantasia?
Vedere la stessa immagine in troppi posti è il rischio, non sempre calcolato, di chi usa servizi fotografici a basso costo invece di commissionarne di nuovi.

Lei si gode comunque divertita il numero crescente di fan, siti, articoli che continuano ad anni di distanza a raccontare la storia e a fare segnalazioni. Si racconta sul suo blog, ovviamente chiamato TheEverywhereGirl.com; cerca di fare qualche soldino con i gadget su Cafepress. Tra le segnalazioni più interessanti quelle fatte sul blog della società canadese Idée (e nel proprio blog) dalla CEO Leila Boujnane.
Idée produce un sistema di riconoscimento immagini denominato PixID, utile a rintracciare l’utilizzo abusivo o semplicemente misurare la diffusione di una certa foto. Grazie a PixID è stato possibile scoprire molte altre apparizioni di Jennifer, la trentaduenne dell’Oregon; il cui alter ego che dieci anni fa si aggirava in campus di Portland è per tutti “La ragazza che era dappertutto”.

Pubblicato su: http://blog.mytech.it/2008/04/jennifer-anderson-la-ragazza-che-era-dappertutto/ e su http://blog.mytech.it/2008/04/jennifer-anderson-la-ragazza-che-era-dappertutto-2/