Musica: piccoli mash-up in Rete crescono



“Crazy” di Gnarls Barkley  è stato uno degli indiscussi tormentoni musicali della scorsa estate ed ha aperto le porte a una carriera ed un pubblico del tutto nuovi per i suoi ideatori Danger Mouse e Cee-Lo e ai loro complici.

Dal mondo sotterraneo dell’hip-hop e di produzioni al limite della pirateria musicale – solo un paio d’anni fa, Danger Mouse era stato l’artefice del progetto “Grey Album” che aveva mescolato campionamenti selvaggi da un intero album dei Beatles alle voci prese di peso da un lavoro completo del rapper Jay-Z – alle discoteche, alle radio e quindi alle classifiche pop di tutto il mondo, la strada percorsa è stata davvero notevole (va riconosciuto che Danger Mouse aveva già all’attivo un lavoro per una major, il recente album dei Gorillaz).

Il successo estivo – ormai dovrebbero saperlo quasi tutti – era costruito incredibilmente su melodia e ritmi prelevati da una colonna sonora semidimenticata da un classico spaghetti-western del 1968: il brano è “Nel Cimitero di Tucson”, il film “Preparati la bara!” con Terence Hill.

Costruire un brano nuovo su una base altrui non è certo una novità anche se questa combinazione è stata azzeccatissima; ma il fantomatico progetto Gnarls Barkley ha di certo beneficiato della cassa di risonanza data da Internet al mondo sotterraneo (e un tempo riservato ai soli “addetti ai lavori”) dei cosiddetti “mash-up” e di ciò che è stato definito “bastard pop” (si usa anche il termine bootleg, fino a poco fa utilizzato prevalemente a indicare le registrazioni pirata dal vivo).

In particolare, la diffusione di tecnologie – hardware e software – a bassissimo costo per manipolare l’audio e poi il boom di Internet hanno fatto sì che ormai quasi ogni uscita discografica di rilievo generi versioni artigianali, remix non autorizzati e “fusioni” di due o più brani, spesso fantasiose e molto ben realizzate; è il caso di chi si è divertito, qualche mese fa, ad incollare insieme Tiziano Ferro e Kelly Osbourne, per mostrare la clamorosa somiglianza tra due loro brani  (entrambi a loro volta ritenuti somiglianti a un vecchio successo dei Visage).

Bootleg e mash-up compaiono talvolta in siti costruiti “ad hoc” per pubblicare un particolare progetto, siti peraltro spesso chiusi a pochi giorni dall’apertura. Più spesso, si trovano invece nel mondo sotterreaneo del peer-to-peer; non sono esclusi neppure quei servizi che oggi dovrebbero essere legalizzati o quasi, come iMesh e Bearshare, su cui continua a proliferare allegramente una larga di percentuale di materiale che le major da un paio d’anni a questa parte – dopo un “interessante” accordo commerciale – fingono di non vedere…

  

Sembrano preistoria i tempi in cui John Oswald – sperimentatore canadese, re del saccheggio sonoro – si divertiva a “clonare” artisti pop e a creare fusioni che poi battezzava con nomi come “Bing Stingspreen” a lasciare intendere quali e quanti nomi noti erano stati fagocitati.

Sembrano lontanissimi anche i giorni in cui questo tipo di operazioni erano appannaggio esclusivo di deejay e discografici di professione, che prelevata una traccia di voce da un vinile magari di provenienza non proprio regolarissima, procedevano ad incollarla sullo strumentale di un altro brano, creando delle nuove versioni che talvolta venivano anche legalizzate e finivano in classifica.
Tra questi emersero i Jams/KLF che oltre ad aver realizzato massacri su lavori di Abba, Sex Pistols, Whitney Houston, Michael Jackson e decine di altri, nel 1988 con il nome di Timelords erano stati al n.1 della classifica inglese con un brano che era un geniale collage del tema del telefilm Doctor Who e di due pezzi glam-rock del decennio precedente.

Piccola parentesi: 18 anni prima dell’uscita dell’ultimo album della signora Ciccone, l’utilizzo non autorizzato di sample degli Abba portava al ritiro e alla distruzione della tiratura dell’album “1987” dei Jams/KLF. Ai giorni nostri, Madonna – pur pagando profumatamente – ha costruito alcuni dei suoi ultimi successi proprio su lunghi frammenti prelevati da artisti come Abba e Michael Jackson…

Tornando al mondo del pop “imbastardito” in rete, per chi volesse scendere nei particolari all’arte del mash-up è dedicata una intera voce di Wikipedia; inoltre, in diversi paesi del mondo esistono club dove si tengono regolarmente serate “bootleg” dove si possono ascoltare e ballare i più nuovi e sconclusionati abbinamenti sonori circolanti su Internet; o artisti che – sull’onda del lavoro di Danger Mouse – si sono dedicati a manipolare rigorosamente solo lavori di uno o due artisti: ecco quindi i Beastles  (Beatles+Beastie Boys, con ben due bootleg album diffusi in rete) o i Who Boys  (che inizialmente producevano solo mash-up tra The Who e Beach Boys e il cui ultimo mash-up pubblicato su MySpace mette insieme senza ritegno “Stayin’ alive” dei Bee Gees e “Firestarter” dei Prodigy); o anche i Kleptones, con un intero album dedicato ai Queen con frammenti rap e citazioni cinematografiche, applaudito dalla critica e avversato nientemeno che dalla Walt Disney (titolare della label Hollywood records).

Madonna è invece stata “vittima” (nel 2003) del Madonna Remix Project, un intero album realizzato da diversi remixer e basato su una imprecazione diffusa dall’artista nei servizi peer-to-peer nel tentativo di scoraggiare i netsurfer a scaricare abusivamente l’album American Life.

Si può dire che un momento importante della storia dei mash-up è stata un’esibizione di Kylie Minogue del 2002, in cui la cantante australiana eseguiva dal vivo la sua “Can’t Get You Out Of My Head” sulla base di “Blue Monday” dei New Order, a imitazione di un mix realizzato dal dj inglese Erol Alkan; il medley è poi stato pubblicato ufficialmente. Il nuovo fenomeno veniva alla luce per la prima volta in tutta la sua importanza e c’è anche un seguito a questo curioso episodio: nel 2005 i New Order hanno ricambiato, campionando Kylie per una nuova versione live del loro vecchio successo.

Successivamente, i mash-up – anche in formato videoclip – sono saliti agli onori di un’emittente come MTV e che proprio questo canale si è reso responsabile di un contatto tra il gruppo dei Linkin’ Park e il rapper Jay-Z per organizzare una esibizione televisiva che avrebbe dovuto fondere alcuni brani dei suddetti artisti: è finita con una produzione in studio, Collision Course , pubblicata su CD e DVD e graziata pure da un buon successo di classifica.

Così, dall’artigianato digitale si è verificato un vero e proprio fenomeno “di ritorno” verso la grande industria discografica: il termine mash-up viene utilizzato per definire anche l’ultimo lavoro ufficiale che porta il nome dei Beatles: Love, in uscita tra il 20 e il 21 novembre 2006 in tutto il mondo e già da alcuni giorni ascoltabile in anteprima da Beatles.com, è la colonna sonora di uno spettacolo teatrale del Cirque du Soleil, realizzata in studio assemblando numerosissimi frammenti noti e meno noti dei “Fab Four”, talvolta con tecniche “internettare”, posizionando ad esempio una canzone sulla traccia di batteria di un’altra. Il lavoro porta la firma di George Martin, storico collaboratore del gruppo, e di suo figlio Giles, ma è soprattutto quest’ultimo il responsabile del pesante utilizzo di tecniche di cut-up digitale.

Ci sono poi diversi noti personaggi che hanno visto i loro nuovi album remixati per intero da dj casalinghi, talvolta anche a pochissimi giorni dall’uscita: è stato così per i più recenti lavori di nomi come Prodigy (ancora!), Chemical Brothers, Green Day.

Davvero curioso (e gustoso) quest’ultimo esempio: American Edit (album-bootleg scaricabile, firmato dall’improbabile Dean Gray, pseudonimo di Party Ben – dj di San Francisco – e dal collega anglo-australiano Team9) è la rielaborazione del cd American Idiot: ogni brano è mixato all’inverosimile con campionamenti di lavori altrui; se per i Danger Mouse era scesa in campo la EMI e per i Beastles la Apple Corps dei “Fab Four”, questo lavoro ha fatto arrabbiare Warner Music, che ha inviato la classica letterina di “cease and desist”  ai saccheggiatori dei Green Day. Questo ha provocato la chiusura del sito Americanedit.net, ma ha messo in piedi un movimento analogo a quello del Grey Tuesday  che supportò il lavoro di Danger Mouse nel 2004. Per la cronaca, la giornata di protesta, tenutasi il 13 dicembre 2005, si è chiamata Dean Gray Tuesday ed ha visto oltre 400.000 partecipanti online.

Da segnalare infine che uno di questi mash-up (Dr. Who on Holiday), esistente anche in forma di videoclip circolante su YouTube  – fonde un pezzo dei Green Day proprio con quel Doctorin’The Tardis dei Timelords/KLF: un aereo sgancia una bomba e a terra vediamo cadere Ford Timelord (ossia la macchina della polizia che compare nei video dei KLF) e all’improvviso sulla vettura che sfreccia compaiono i Green Day mentre frenetiche schitarrate scorrono sulla sigla di Dr.Who: questo delirante guazzabuglio sembra quasi omaggiare in maniera commossa chi del bastard pop aveva fatto una bandiera prima ancora che tale espressione venisse coniata.

(Si ringrazia Nicola D’Agostino per la collaborazione)

Pubblicato su: http://mytech.it/digitale/2006/11/21/musica-piccoli-mash-up-in-rete-crescono/