Pirati di tutto il mondo, informatevi



La Riaa – nel bene e nel male – fa sempre parlare di sé: negli ultimi tre giorni la lobby dei discografici Usa ha inasprito le sue lotte contro pirati e presunti tali, presentando oltre 500 nuove denunce contro singoli utenti, generalmente con il modello della causa contro John Doe ossia contro ignoti.
Parte dei John Doe accusati durante il mese di marzo appartengono a una lunga lista di università; nuovamente quindi si tenta di mettere il luce il problema della pirateria commessa da studenti mediante l’uso delle reti scolastiche ed universitarie; problema che presenta anche un costo in termini di banda per le stesse istituzioni, che talvolta si trovano ad avere le proprie reti intasate dal traffico dei giovani amanti del filesharing.

Se la Riaa ha di nuovo puntato l’indice contro il problema, mentre altri hanno proposto soluzioni alternative (vedi l’accordo tra Napster e università di Rochester di qualche tempo fa), in Italia per la prima volta Fimi – una delle associazioni di categoria – lancia accuse analoghe a quelle della consorella americana. Un bollettino congiunto Fimi e Fpm (Federazione contro la Pirateria Musicale) si intitola in maniera inequivocabile “Come evitare la pirateria in università e nelle situazioni scolastiche”.

Il documento cerca di sensibilizzare istituzioni scolastiche, i loro dipendenti e responsabili di sistemi informatici e tra l’altro mette in guardia anche da problemi connessi alla diffusione incontrollata di sistemi peer-to-peer sui server universitari (presenza di virus, trojan e spyware, spreco di banda, violazioni di firewall e quindi “buchi” nella sicurezza). Tutto bene, forse però si è persa l’occasione di annunciare a presidi e rettori l’esistenza dell’esperimento Napster come pure dei tanti servizi di distrbuzione digitale pienamente legali, e quindi la possibilità per le istituzioni stesse di contribuire ad educare gli studenti alla legalità in questo settore.

Sempre Fimi/Fpm segnalano i risultati di una serie di azioni svolte in diversi paesi: Italia, Danimarca, Germania e Canada: la prestigiosa testata musicale inglese New Musical Express riferisce che quest’ultima partita si è chiusa in perdita per i discografici; la Corte Federale, per bocca del giudice Konrad Von Finckenstein, ha infatti già stabilito che condividere o scaricare file in Kazaa e simili non equivale a violare la legge sul diritto d’autore canadese. Il giudice ha tra l’altro negato la richiesta dei discografici di accedere ai nominativi degli utenti coinvolti, rendendo così impossibili ulteriori azioni del genere.

Tornando alla Riaa, nelle ultime settimane si è registrato anche un brutto colpo assestato non direttamente da un “malicious hacker” ma da un virus, MyDoom.F. Già in passato il server RiaaA era stato colpito da un “Denial of Service”; secondo Mp3-World.net, questa variante del virus, identificata già nel mese di febbraio, anziché prendersela con i server di Microsoft o di SCO come fanno precedenti versioni, era progettata espressamente per colpire Riaa.org. E l’attacco si è puntualmente verificato: 5 giorni di buio per il sito, tra il 17 e il 22 marzo, e nessun commento ufficiale dai discografici. O forse, si può considerare come unica reazione proprio quella nuova serie di azioni legali di cui dicevamo in apertura…

Saltellando nuovamente in casa nostra, il ministro Giuliano Urbani è poi riuscito a presentare e far approvare in data 12 marzo in Consiglio dei Ministri il proprio decreto su cinema e pirateria telematica. Se i fan del filesharing a tutti i costi gridano allo scandalo perché sono previste sanzioni anche per scambi di file per uso personale e non a fini di lucro, ai titolari di diritti e anche ad esponenti sia della maggioranza che dell’opposizione sembra curiosa l’applicazione al solo mondo del cinema (forse la musica o l’editoria sono meno meritevoli di tutela?).

Quindi, da più parti si chiedono sostanziose modifiche al testo: anche la posizione dei provider internet è tutt’altro che allegra, nell’ambito del nuovo decreto. Così, ecco una petizione on line, una “questione pregiudiziale” sollevata alla Camera il 31 marzo in merito alla costituzionalità e una lunga fase di esame da parte della Commissione Cultura presieduta da Gabriella Carlucci.
Il tutto lascia pensare all’effettiva implementazione a breve di numerose modifiche, o quantomeno all’ascolto delle parti interessate per giungere ad una migliore stesura del provvedimento. Nel frattempo, il decreto (noto ora come D.L. 22 marzo 2004 n.72, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 marzo) avrà efficacia per 60 giorni.

Negli uffici di CD Baby si continua a lavorare alacremente all’espansione del settore distribuzione digitale. La lista dei siti con cui la creatura di Derek Sivers collabora o è in procinto di cominciare a lavorare si allunga; se tra questi ci sono alcuni nomi ancora poco noti e che magari potrebbero lasciare perplessi gli addetti ai lavori (vale davvero la pena darsi da fare con così tanti siti e servizi, se poi magari quelli realmente “funzionanti” sia dal punto di vista dell’utente che da quello del profitto per i “content provider” sono una manciata?), nella lista aggiornata abbiamo notato un nome inaspettato: Lindows.

Michael Robertson, già “papà” di Mp3.com si prepara a lanciare un proprio player (NewVox Media Player) e contestualmente un negozio di musica digitale, con prezzi adeguati agli standard della concorrenza (99 centesimi di dollaro per brano, 9,99 dollari per album). Il servizio non è ancora attivo, ma CD Baby ha pensato bene di metterci un piede (o meglio, uno dei suoi innumerevoli “tentacoli”) sin da ora.

Sempre in difficoltà le major: stavolta è il gruppo Emi ad annunciare – il primo aprile – seri tagli soprattutto in America e Olanda, nel settore del manufacturing dei supporti ma anche al parco artisti, sopratutto europeo. Il taglio complessivo sarà pesante: si parla di 1.500 unità tra i dipendenti e di una quota del 20% degli artisti.

Nel digitale europeo, il catalogo di circa 400.000 brani di Buongiorno Vitaminic salirà di 25.000 unità nel corso dell’anno grazie a un accordo con le major, come riferisce il sito ufficiale Siae. Ma il leader nel vecchio continente resta OD2, che inizia il mese di aprile 2004 con l’annuncio di aver venduto un milione di file musicali nel primo trimestre dell’anno: poca cosa rispetto ai grandi concorrenti Usa come Apple, ma una cifra comunque importante per il mercato europeo.

Pubblicato su: http://mytech.it/web/2004/04/02/pirati-di-tutto-il-mondo-informatevi/