Playlist a fumetti: Haddon Hall – Quand David Inventa Bowie



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Il bel volume di NejibHaddon Hall – Quando David inventò Bowie” (Bao Publishing, 144 pp. 16 Euro) non è solo un’esplosione di colore ma anche di musica: le strambe figurine che danno vita a David Bowie, Marc Bolan e al resto del cast fotografano un pezzo importante della scena musicale britannica tra fine anni ’60 e inizio del decennio successivo. E l’autore, oltre a un’ottima caratterizzazione dei personaggi che – pur in maniera romanzata – fa un’ottima sintesi del periodo in cui David Bowie abitava la dimora londinese che dà il titolo al libro e si preparava al successo, riesce a trasmetterci anche le note che risuonavano per Haddon Hall.

Il disco che David ascolta in compagnia del fratello Terry, poco prima che questi, malato, venga riaccompagnato in una struttura sanitaria da cui David aveva cercato di recuperarlo. Quelli che David guarda, un po’ con nostalgia e un po’ quasi vergognandosene (il disco dei Feathers, gruppo che aveva fondato assieme a Hermione Farthingale e John Hutchinson; ma anche “The Laughing Gnome”, per il quale viene anche sbeffeggiato da qualche collega, in un altro punto del libro).
La seconda resterà un episodio imbarazzante ma – ristampata al momento giusto – finirà per diventare comunque una hit. C’è la scena in cui David viene quasi sfidato a scrivere una canzoncina per la madre di un amico: il risultato è un pezzo notevole (“Right on Mother”) che verrà però scartato dall’album in lavorazione: ne resterà solo un demo, ma poco tempo dopo il pezzo verrà comunque inciso da Peter Noone.

Nejib ricorda un pezzo che Bowie scrisse per gli Herman’s Hermits (“Oh You Pretty Things”) ma anche l’offerta – fatta da un editore musicale e poi sfumata – di realizzare la versione inglese di “Comme d’Habitude” di tale Claude François. Con testo di Paul Anka, il pezzo francese finirà per essere noto al grande pubblico come “My Way” di Frank Sinatra…

“Space Oddity” – inizialmente un fiasco, poi tanto importante da far cambiare il titolo a un intero album – utilizzata dalla BBC per commentare l’allunaggio del 1969. Un pezzo degli Stooges, che ascoltato da vivo risulta sconvolgente per David.
La figura di un certo Marc, amico che compare canticchiando una canzone di Syd Barrett (“Arnold Layne”) mentre si reca in visita a Haddon Hall e che in un flashback vediamo fischiettare melodie di Biff Rose o dei Velvet Underground in una sorta di sfida in compagnia di Bowie: il mondo lo conoscerà come Marc Bolan dei T-Rex. O Tony Visconti: l’onnipresente amico e produttore che diventa una sorta di Giano bifronte quando David lo “ignora” per dedicarsi alla moglie Angie e al figlio che nascerà. Tony e gli altri si trovano a registrare spesso da soli parte del disco di David; Visconti, sentendosi quasi “tradito” impegnerà molte delle sue energie tradendo a sua volta David – musicalmente – per lo stesso Marc Bolan, di cui produce un LP.

Questo – e altro ancora – speriamo di essere riusciti a ritrasmetterlo nella playlist che segue: dove Bolan oltre che con un pezzo dei T-Rex è rappresentato anche da uno dei suoi primi lavori (“Desdemona” con il gruppo John’s Children); dove c’è un pezzo dei Feathers (“Ching-a-ling”) che risulta accreditato al solo Bowie (così risulta in Spotify, che lo presenta in un’antologia dell’etichetta Deram) e in un paio di brani dal vivo alla BBC troviamo un “Tony Visconti Trio” e la “Tony Visconti Orchestra”, a riprova dell’onnipresenza del personaggio. Visconti sarebbe rimasto per lungo tempo a fianco sia di Bolan (poi scomparso tragicamente nel 1977) che di Bowie (con cui a fasi alterne ha collaborato praticamente fino ai nostri giorni).
“Letter to Hermione” (da “Space Oddity”) è dedicato alla stessa ex di Bowie di cui dicevamo poc’anzi come parte dei Feathers; e il noto tema “spaziale” dedicato all’astronauta Major Tom, appare sia nella versione originale che in quella più nota e definitiva dell’album omonimo (che facciamo precedere un frammento audio della missione Apollo 11).
Di Bowie non mancano “Janine” ma anche “Life on Mars?”: che David scriverà quasi per ripicca, recuperando le idee messe insieme per la versione poi scartata di “Comme d’Habitude”. Come pure “The Man Who Sold the World”, track title di quell’album che è anch’esso inizialmente un fiasco (forse anche per il look improbabile che Bowie sfoggia in copertina, come gli suggerisce l’amico Herbie, del negozio di dischi, nel racconto di Nejib).

Buona lettura, dunque, e buon ascolto!