Warner ed EMI: il digitale e i guai delle major



L’8 febbraio 2007 Warner Music Group ha pubblicato i risultati del primo trimestre fiscale 2007, vale a dire fino al 31 dicembre 2006; se un dato incoraggiante viene dalla musica online (100 milioni di dollari con una crescita del 45% rispetto al periodo corrispondente del 2006, ma curiosamente indietro dai 104 milioni del trimestre precedente!), la major piange perché questo non compensa il crollo delle vendite dei cd.

Il calo è maggiore in USA ed Europa mentre regge il Giappone grazie agli artisti locali. Uno dei motivi della diminuzione delle entrate per la divisione “Recorded Music” è anche, comunque, la mancanza di grossi calibri tra le uscite recenti: se si escludono Diddy ed Eric Clapton, mancavano nomi di grande richiamo, mentre un anno prima incidevano in positivo i lavori di personaggi come Madonna, Green Day e James Blunt.

Anche il settore “Music Publishing” – le edizioni musicali, che in tempi di vacche magre per i dischi rappresentano una sicura “vena” da cui prelevare linfa vitale – non è entusiasmante. Essenzialmente è stabile e compensa in parte un lieve calo con – anche qui – i benefici influssi della distribuzione digitale.

Warner ha ultimamente annunciato due accordi che almeno in apparenza lasciano trapelare l’incertezza che ancora permea le major nel muoversi tra tradizionale e digitale: da un lato, tra dicembre 2006 e fine gennaio 2007 ha acquisito una label tradizionale – l’olandese Roadrunner, celebre per uscite di gruppi hard rock ed heavy metal come Sepultura, Type O Negative, Slipknot ed altri ancora.

Dall’altro, un interessante accordo con Last.fm porta il gruppo a diffondere e promuovere la propria musica su uno dei più importanti nomi del social networking: i brani saranno presenti nel servizio di streaming gratuito (supportato dalla pubblicità) ma anche in una futura “radio interattiva” a pagamento.

Vero è che nulla nega l’utilizzo del repertorio acquisito da Roadrunner proprio nei nuovi servizi digitali…

A gennaio era stata un’altra major, EMI, ad annunciare risultati non incoraggianti; e poco dopo l’annuncio, in una intervista alla Reuters, Eric Nicoli, boss della major britannica, affermava apertamente di puntare sui download per compensare le perdite dei cd, nonostante due mercati – quello delle subscription e quello della musica per cellulari – si stiano per ora rivelando dei fiaschi, specie se paragonati all’inarrivabile iTunes.

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