Esclusiva di MusicBlob: Quanto vale Amazon Mp3?



94 dollari e poco più. Una cifra non eclatante. In Euro, di questi tempi, davvero pochino, a causa del cambio altamente sfavorevole. Eppure possono essere una cifra interessante e rivelatrice di molte cose, se questa somma sono il vostro primo introito dalla vendita di musica digitale su Amazon, tramite, detratta la percentuale di un noto aggregatore/distributore.

Risposta alla domanda che ci siamo posti nel titolo di questo articolo: forse un quinto di Apple iTunes e tanto quanto (forse più?) di eMusic.

Senza voler scendere in dettagli (alcuni dei quali peraltro riservati per motivi contrattuali), i dati sono frutto di una elaborazione personale di schede relative a un gruppo di release distribuite nei maggiori negozi di musica digitale del mondo ed in particolare del mercato statunitense, che continua a essere quello più importante. I generi musicali considerati sono il jazz e l’elettronica (con materiale indipendente e poco conosciuto dell’ultimo decennio). Ma questo rileva poco.

Se quel gruppo di dischi ha incassato circa 500 dollari in un mese da Apple iTunes, e poco meno di cento da Amazon, sembra abbastanza agevole raffrontare le due cifre.
Il raffronto con eMusic è un po’ più difficile, perché lo stesso gruppo di dischi non appare in maniera omogenea su questo “store” ed è anche – nel caso preso in esame – diverso il processo distributivo (in altre parole: a parte chi scrive, non c’è un altro intermediario di mezzo, quindi c’è un 9% di differenza sulla percentuale al distributore).

Detto questo, eMusic è il n.2 del mercato di musica digitale, subito dietro Apple; se tali cifre si confermeranno nei prossimi mesi (e il gruppo di dischi preso in esame in passato ha mostrato un andamento abbastanza in linea con quello che poi era il mercato globale, vendendo molto su Apple e molto meno su altri siti e servizi, ma più o meno rispecchiando con alcune variazioni quello che è l’andamento generale), Amazon che pure resta lontano da Apple, pareggia o addirittura scalza eMusic dalla sua seconda posizione.

Un piccolo dato di pubblico dominio per fare qualche raffronto: nel settembre 2007, Derek Sivers del distributore CD Baby ha diffuso dati relativi alla distribuzione digitale a tutto il luglio 2007 (CD Baby era partito circa 3 anni prima). Con l’unica differenza di eMusic (che però ha una relazione non proprio felicissima con CD Baby e non pubblica più l’enorme repertorio di esordienti distribuiti da Sivers e soci), è forse l’unica tabella in grado di dire quanto valgono molti strombazzatissimi servizi di distribuzione digitale in giro per il mondo.

Sconcertanti i dati di MSN Music (che fanno riferimento al solo mercato USA, per il resto del mondo era uno store gestito da OD2/Loudeye) e Sony Connect (di cui era stata annunciata la chiusura, di fatto poi non avvenuta), entrambi sotto l’1%. E anche Liquid, che pure fornisce la grande catena Wal-Mart, non è che se la passi meglio.
Le sole vendite di Apple iTunes negli Stati Uniti valgono il 67%; sommando gli altri negozi Apple si sale oltre l’82%. Poi ci sono Rhapsody, Napster e Musicnet. Con l’arrivo di Amazon, saranno questi nomi a subire il primo scossone, a meno che manovre come la rimozione del DRM da parte di Napster non portino benefici di qualche tipo.

Torniamo un attimo ai nostri 94 dollari e al nostro gruppetto di dischi: quello che fa spavento è che in un mese il campione preso in esame ha incassato su Amazon quasi il triplo di tutto quanto ricavato da MSN Music o Sony Connect dall’inizio. Anche Liquid/Wal-Mart viene superata anche se di poco, come pure OD2/Loudeye (già fatto in Amazon quasi il doppio delle vendite accumulate in alcuni anni su OD2). Il che appare assurdo: questo distributore fornisce moltissimi nomi prestigiosi in diversi paesi: MTV, AT&T, Media World, Tiscali, Nokia… E diversi altri ha fornito in passato (Coca-Cola, per dirne uno). A quanto pare, per vendere qualcosa, non basta essere presenti per alcuni anni in una marea di store-fotocopia associati a marchi noti.

Nella tabella complessiva di CD Baby, OD2 (indicato in maniera un po’ imprecisa come “Nokia/OD2″, anche se in realtà i brani appaiono anche negli altri negozi riforniti dal distributore un tempo di proprietà di Peter Gabriel) ha in effetti una percentuale irrisoria (0,2%).

Riassunto: Amazon non è e non sarà un servizio improvvisato e senza futuro come molte cose in circolazione; è ancora da vedere se le vendite generate sono una quota di mercato aggiuntiva o se la società di Jeff Bezos sfilerà un po’ di clienti ad Apple e un po’ ad eMusic (che non ha il repertorio major). C’e’ da dire che però eMusic ed Amazon sono complementari (i due repertori non sono sovrapponibili; inoltre il primo – leader indiscusso per il repertorio indipedente di qualità – ha prezzi decisamente più bassi).
Per farla breve, non è detto che eMusic vada fuori mercato per questo o che vengano erose quote importanti ad Apple.

Di certo è in ballo il posto n.2 del mercato (Amazon potrebbe eguagliare o superare di poco eMusic in breve tempo); per il resto di sicuro è arrivato un terzo incomodo notevole, in un momento di debolezza di Rhapsody e Napster, che appaiono statici, vecchi e incerti sul futuro: se osserviamo ancora le tabelle di CD Baby, Amazon potrebbe in un anno raggiungere quanto fatto da Rhapsody in quattro anni; e in altri sei mesi eguagliare anche il totale delle vendite su Napster.

In poche parole, dai primissimi dati, Amazon “is here to stay”.