iTunes Store per tutti: cosa cambia



E’ caduto un altro muro. Uno grosso. Forse l’ultimo: perlomeno per l’industria discografica tradizionale.

La notizia è di ieri: alla chetichella, Apple iTunes si apre al mondo.
Già, perché fino a ieri per entrare direttamente nello Store che da solo fa l’85% del mercato della musica digitale (e ormai una buona fetta del mercato discografico globale) bisognava essere una major o appoggiarsi a uno dei vari aggregatori, più o meno validi (CD Baby, IODA, Tunecore, ecc.); oppure essere stati tra i pochi altri fortunati “invitati” direttamente da Cupertino a fornire contenuti quando il servizio fu lanciato.

Adesso, con un link diffuso via web, anche se con la scusa dei libri elettronici, almeno in teoria si concede a chiunque la possibilità perlomeno di fare domanda per entrare direttamente nello Store anche con musica, video e altro materiale.

La cosa è rivoluzionaria, in particolare potrebbe esserlo per la diffusione dei videoclip musicali di etichette ed artisti indipendenti.
Questa categoria finora ha potuto contare su soluzioni dispendiose o su distribuzioni gratuite che comunque la penalizzavano rispetto ad artisti major.

In altre parole, Tunecore fornisce Apple, ma chiede un sostanzioso costo per inviare il file video e costi annuali per un hosting che di fatto è inutile, visto che non sono in piedi collaborazioni con altri negozi e che una volta inviato ad Apple il file resta inutilizzato sul server Tunecore; potrebbe persino essere tranquillamente cancellato, datosi che all’aggregatore resta solo di ripartire le eventuali royalty ricavate dalla distribuzione).
L’unica alternativa a queste soluzioni era distribuire gratis il proprio materiale, per esempio tramite Blip.tv, che è una sorta di aggregatore video; una volta creato un canale con alcuni videoclip in quel contesto, automaticamente se ne può fare un podcast per iTunes. Ma non si stanno vendendo i file come invece possono fare le major.
Persino un’artista (?) “pompata” dal web 2.0 come la famigerata Tila Tequila, stella – ormai un po’ offuscata – di MySpace, quando sbarcò in iTunes riuscì a finire in testa alla classifica dei videoclip più scaricati. Ma solo perché il video veniva regalato agli acquirenti (non moltissimi, peraltro) del brano musicale distribuito come singolo digitale.

Insomma, il contenuto videomusicale indipendente finora è stato etichettato quasi “di serie B” rispetto a quello dei grandi nomi, cosa che normalmente non avviene nel mondo dell’mp3.

La porta è aperta (chi scrive, a titolo di test, ha già fatto domanda e sì, gli italiani almeno in teoria dovrebbero essere ammessi come tutti gli altri).

Chi scrive solo pochi giorni fa leggeva via e-mail le parole di un discografico indipendente che si lamentava “abbiamo perso la battaglia sul digitale”. Questa è davvero l’ultima chance.
Chi non entra adesso (o non ci prova nemmeno, o non si rivolge a un aggregatore in mancanza di accettazione diretta) non avrà più scuse: si sta condannando al suicidio editoriale e a doversi cercare un futuro in qualche altro campo lavorativo.

Pubblicato su: http://blog.mytech.it/2010/05/itunes-store-per-tutti-cosa-cambia/